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Sanzioni UE contro paradisi fiscali e fuga di capitali

17/02/2010
Potenziare l’azione dell’UE e adottare misure concrete e immediate, incluse sanzioni, contro i paradisi fiscali, l'evasione fiscale e la fuga illecita di capitali. E’ quanto chiede il Parlamento auspicando l’applicazione dello scambio automatico delle informazioni nell'UE e con i paesi terzi e la promozione di accordi antifrode. Raccomanda anche la creazione di un sistema di incentivi per recuperare i crediti fiscali transfrontalieri e di una base imponibile comune per i gruppi industriali.

Approvando con 554 voti favorevoli, 46 contrari e 71 astensioni la relazione dell'eurodeputato Leonardo Domenici, del gruppo dei socialisti e democratici, il Parlamento condanna fermamente il ruolo svolto dai paradisi fiscali nell'incoraggiare e nel trarre profitto dall'evasione fiscale, dall'elusione fiscale e dalla fuga di capitali. Gli Stati dell'UE sono invitati a considerare prioritaria la lotta contro questi fenomeni, e invita l'UE a potenziare la sua azione e ad adottare misure concrete e immediate, ad esempio sanzioni, contro i paradisi fiscali, l'evasione fiscale e la fuga illecita di capitali.

Il Parlamento comunitario propone anche l'istituzione di un registro pubblico dell'UE che elenchi i nomi delle persone e delle imprese che hanno creato società e aperto conti in paradisi fiscali, con lo scopo di svelare i veri beneficiari celati dietro alle società off-shore. Esorta inoltre l'UE ad adottare misure contro l'abuso del "principio di residenza", cioè quei regimi di domicilio e proprietà fittizi che consentono alle holding senza attività o alle società di comodo di evitare ai loro proprietari effettivi di pagare le tasse nel loro paese di domiciliazione.

L’UE dovrebbe inoltre adottare un approccio comune all'applicazione di misure anti-abuso, che sia “efficace, equo e coerente con il concetto di costruzione di puro artificio. Al posto del segreto bancario si dovrebbe prevedere, in ogni caso, uno scambio automatico di informazioni in tutti gli Stati dell'UE e i territori d'oltremare.

Insomma, le regole devono essere uguali per tutti e comuni a tutti gli Stati d'Europa. Le disposizioni europee sulla tassazione dei redditi da risparmio dovrebbero essere estese a Singapore, Hong Kong, Macao, Dubai, Nuova Zelanda, Ghana e ad alcuni stati degli USA, che sono un luogo privilegiato per gli evasori fiscali. Lo scambio automatico di informazioni, d'altra parte, agevolerebbe il recupero dei capitali trasferiti all'estero in modo illecito.

C'è quindi bisogno, secondo il Parlamento europeo, di una reale politica dell'UE in materia di governance fiscale, basata su sanzioni contro i paradisi fiscali, anche quelli nei territori dei Paesi membri. Il Parlamento raccomanda poi la creazione di un adeguato sistema di incentivi per il recupero di crediti fiscali transfrontalieri", al fine di aumentare l'attuale livello del 5%.

L'introduzione di una base imponibile consolidata comune contribuirebbe ad affrontare i problemi relativi alla doppia imposizione e al prezzo di trasferimento all'interno di gruppi.

Un altro punto chiave è quello degli accordi anti-frode con i paesi terzi. Sono in corso negoziati con il Liechtenstein, e la Commissione europea dovrebbe ricevere il mandato per negoziare con Andorra, Monaco, San Marino e Svizzera. Al contempo, i singoli Stati dell'UE dovrebbero rivedere i loro accordi fiscali bilaterali con i paesi terzi. Gli impegni internazionali in materia (a partire da quelli presi in sede G-20), non sono sufficienti ad affrontare le sfide poste dall'evasione fiscale, dai paradisi fiscali e dai centri offshore. Identificazione delle giurisdizioni non cooperative, contromisure dissuasive, revisione delle norme contabili internazionali, norme in materia di vigilanza prudenziale, imposizione fiscale e riciclaggio di denaro nonché di lotta contro il terrorismo: su questi temi l'UE deve agire con più forza e coerenza sullo scenario mondiale.

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