“In attesa del via al Piano Irriguo Nazionale: il riutilizzo agricolo delle acque reflue depurate, un’esperienza da incentivare. Ecco i dati”
“Se è vero- prosegue Gargano- che l’agricoltura è il maggior utilizzatore di acqua, è altresì vero che questo settore è il più impegnato ad individuare moderne modalità di risparmio idrico; qui l’esperienza dei Consorzi di bonifica è di assoluta avanguardia, come nel caso di riutilizzo delle acque reflue depurate.”
A frenare l’uso di tale opportunità, prevista dalla Legge Galli, è perlopiù la qualità delle acque rilasciate dagli impianti di depurazione che, pur rispettando i parametri normativi, risultano inadeguate ad un immediato uso irriguo: e ciò per la persistenza di elementi inquinanti che rendono inutilizzabile la risorsa senza un preventivo percorso di affinamento.
In questo, i Consorzi di bonifica hanno maturato innovative esperienze, soprattutto nel campo della fitodepurazione, ovverosia lo sviluppo, con ausilii naturali, delle capacità autodepurative delle acque: i “bacini di lagunaggio” sono la testimonianza concreta di come abbinare fini ambientali e di difesa idrogeologica del suolo.
Creare le condizioni per ampliare tali opportunità sul territorio è una concreta scelta per contribuire a riequilibrare il bilancio idrico del Paese: è una strada che i Consorzi di bonifica stanno percorrendo, proponendo esperienze di assoluto interesse in Lombardia, Puglia ed Emilia-Romagna (CdB Parmense); sull’intero territorio nazionale gli ettari irrigati con acque reflue sono 14.258 per una disponibilità idrica pari a 12,08 metri cubi al secondo.
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