Womenomics: l’esercito delle donne artigiane
Le imprenditrici artigiane sono un motore vivace nell’economia regionale, sempre più al femminile, “womenomics”, è il neologismo, termine sempre più in voga nel mondo anglosassone.
Le donne che fanno impresa nella nostra regione sono 37.853 pari al 10% del totale italiano (363.668), terza realtà dopo quella Lombarda (19% del totale di imprese femminili) e l’Emilia Romagna (11%). Per quanto riguarda le specializzazioni produttive, scopriamo che ben il 40% delle nostre imprenditrici opera nel manifatturiero, il 30% nei servizi alla persona e ben il 9,4% nelle costruzioni.
Le “capitane d'impresa” rappresentano oltre due terzi dell’intera popolazione artigiana femminile. Si distinguono dai colleghi di genere maschile per età media inferiore, titolo di studio mediamente più elevato, maggiore adattabilità ai mutamenti dell’economia e della società. Ma la strada verso il potere è in salita, con un “apprendistato” decisamente lungo prima di assumere ruoli di responsabilità dirigenziale.
"Nonostante il lavoro delle imprenditrici artigiane sia quantificabile nel 2,2 del PIL, l'Italia continua a essere molto indietro, sia per quanto concerne l’occupazione femminile, sia per il ruolo socio-economico delle donne, rispetto agli altri Paesi Europei e agli obiettivi del Patto di Lisbona», dichiara la Presidente di Donne Impresa del Veneto Daniela Rader,. «È chiaro – continua la Rader- che in un Paese incapace di varare riforme strutturali importanti, non si riescano ad approntare politiche non solamente di genere, ma che affrontino il problema nella sua totalità. D’altronde, anche le aziende al femminile, nonostante i segnali di dinamismo e le buone performance dell’ultimo semestre, evidenziano le difficoltà di operare in un ambiente sfavorevole allo sviluppo d’impresa anche a livello di sicurezza".
Vorrei da Presidente delle imprenditrici artigiane Venete dare alcuni spunti di riflessione ai futuri governanti della Regione che siano da stimolo per poi aprire dei confronti successivi.
Premesso che si riconosca come uno dei valori importanti il lavoro delle donne nella nostra regione,e che tendenzialmente possa essere per il futuro una delle poche percentuali significative in crescita, credo che sia responsabilità di tutti proporre e realizzare azioni di miglioramento che vadano ad aiutare in modo particolare il nostro sistema economico e sociale.
Crediamo che in un ottica di vera attuazione del federalismo fiscale si possano rendere fruibili alle imprese crediti d’imposta automatici, sgravi fiscali per quelle che assumono lavoratrici e per le donne che intendono avviare nuove attività.
Chiediamo alla regione di poter ulteriormente definire risorse economiche per quei comuni che portino avanti politiche attive per il lavoro e che abbiamo come obbiettivo prioritario la creazione di posti di lavoro femminili, con una riorganizzazione dei servizi che vada a rendere più facile conciliare la vita e il lavoro, misurando efficacia e impatto delle risorse spese.
Venga proposta una legge regionale che vada ad agevolare con impatto immediato sul reddito della famiglia, le spese per servizi che vengono acquisiti dalla famiglia in cui la donna lavora.
Si crei un fondo regionale di garanzia per sostenere l’accesso al credito delle imprese femminili in quanto dai dati che emergono ,questo risulta più difficile che per altre imprese.,questo affinchè gli istituti di credito non chiedano garanzie che non sempre le aspiranti imprenditrici hanno a disposizione.
Anche la regione si sforzi ad eliminare quella burocrazia che ancora oggi appesantisce il sistema imprenditoriale e lo obbliga a sostenere costi fissi elevati a fronte di ritorni d’efficienza che invece il mercato chiede ogni giorno alle imprese.
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