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L'UE legifera sui divorzi tra coppie internazionali

01/04/2010
Una donna italiana sposa un cittadino britannico nel Regno Unito. La coppia vive due anni in Italia con il figlio, poi il marito se ne va e la moglie decide di divorziare. Non sa però quale legge disciplini il divorzio: quella italiana o quella britannica? Ogni anno migliaia di europei hanno difficoltà del genere: ciascuno Stato dell'UE, infatti, ha il proprio sistema per decidere la legge nazionale applicabile ai divorzi. E alla fine rischiano di pagare i più deboli, ovvero i figli, o il coniuge meno abbiente, spesso la donna. La Commissione europea ha appena proposto una soluzione concreta: una legge che consente ai coniugi di scegliere la legge nazionale applicabile al loro divorzio.

Ogni anno si celebrano nell'UE circa 300 000 matrimoni internazionali. Il regolamento UE proposto fornirà un aiuto ai coniugi che hanno una cittadinanza diversa oppure vivono in paesi diversi o in un paese di cui non sono cittadini. L'obiettivo è proprio quello di ridurre i disagi per i figli e tutelare il coniuge più debole nei procedimenti di divorzio. La proposta fa seguito a una richiesta di 10 Paesi UE, tra i quali l'Italia, insieme ad Austria, Bulgaria, Francia, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Romania, Slovenia e Spagna.

L'evento è importante non solo per il tema, inedito a livello di intervento UE in un'area che provoca diverse sensibilità come quello del matrimonio (e del divorzio). Anche dal punto di vista del metodo si tratta di una novità assoluta: il primo caso di "cooperazione rafforzata" nella storia dell'UE, ovvero di iniziativa richiesta non da tutti i 27 Paesi, ma da un numero ristretto che desidera trovare una soluzione comune a livello europeo.

"Le coppie internazionali possono incontrare ingiustificati problemi giuridici che trasformano la tragedia del divorzio in un disastro finanziario ed emotivo, rendendo la vita un vero inferno", ha dichiarato la vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding, commissario per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. "Migliaia di coppie si trovano in situazioni personali difficili per la mancanza di risposte chiare da parte dei sistemi giuridici nazionali. In molti casi sono i figli e il coniuge più debole a soffrirne. Servono norme chiare, e per questo abbiamo deciso di agire."

Attualmente la situazione per le coppie internazionali è complessa. 20 paesi UE determinano la legge nazionale applicabile usando una serie di criteri, quali la cittadinanza e la residenza abituale, che garantiscono l'applicazione al divorzio della legge di un paese con cui i coniugi hanno un collegamento. I 7 paesi restanti (Regno Unito, Danimarca, Lettonia, Irlanda, Cipro, Finlandia e Svezia) applicano la loro legge nazionale. Queste divergenze sulla legge applicabile complicano la situazione dal punto di vista giuridico e aggravano i costi, rendendo difficili i divorzi consensuali.

La Commissione europea aveva proposto per la prima volta di aiutare le coppie internazionali nel 2006, ma il progetto non ha ricevuto il necessario sostegno unanime dei governi UE. La proposta attuale dà alle coppie internazionali un maggiore controllo sulla separazione: potranno decidere quale legge si applica al divorzio, purché un coniuge abbia un collegamento con il paese scelto. Ad esempio, una coppia lituano-svedese residente in Italia potrà chiedere all'autorità giurisdizionale italiana di applicare la legge lituana o svedese.

La proposta mira inoltre a tutelare il coniuge più debole, impedendo che sia ingiustamente penalizzato. Attualmente il coniuge che può permettersi di sostenere le spese di viaggio e di giudizio può "correre in tribunale" in un altro paese in modo che il procedimento sia regolato da una legge che tutela i suoi interessi. Le nuove norme impedirebbero questo tipo di "forum shopping" tra i diversi Paesi, garantendo l'applicazione della legge del paese in cui il coniuge più debole vive con l'altro coniuge o in cui aveva con questo l'ultima residenza.

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