Il radicchio: imparare a coltivarlo
Poi hanno innaffiato le piantine con 300 ml d’acqua (un bicchiere circa) ciascuna, tranne per il radicchio di Treviso, con il quale è stato fatto un altro tipo di esperimento: solo metà delle piante è stata innaffiata, allo scopo di vedere quante di esse resisteranno senz’acqua.
“Con il trapianto, non tutte le piante attecchiscono; per questo, tra una settimana controlleremo lo stato delle piante, per poi tornare due settimane dopo” ha detto il Prof. Massimo Andriolli, Docente di Agronomia al “Lorenz”, che ha seguito il Progetto.
E’ dal 1998 che l’Istituto “Lorenz” ha avviato un’attività di sperimentazione di alcune tecniche agronomiche ecocompatibili nella coltivazione del radicchio, allo scopo di migliorare la formazione professionale degli studenti.
La scelta del radicchio non è casuale: il Veneto produce circa il 42% dei radicchi presenti in Italia. Inoltre, in Provincia di Venezia la coltivazione del radicchio si concentra soprattutto nell’Entroterra di Chioggia e nei Comuni del Milanese, dove si ottengono i radicchi di maggior pregio, due dei quali, il Radicchio Variegato di Castelfranco coltivato a Mira ed il Radicchio Rosso di Treviso nella zona del Milanese, hanno ottenuto, nel 1996, il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).
E non è tutto: per il terzo anno consecutivo, vengono studiati e confrontati due tipi di macchine che trapiantano in campo le giovani piantine di radicchio, una delle quali simultaneamente somministra ad ogni piantina una piccola dose di acqua, di cui le piante possono beneficiare subito, appena messe a dimora nel terreno. Questo secondo tipo di macchina, che è stata messa a punto appositamente per le specifiche esigenze delle piante di radicchio, è stata ideata dall’agricoltore Marcello Pellizzari di Castelminio di Resana (TV), come alternativa alla semina diretta in campo. Tale macchina, detta trapiantatrice – adacquatrice, è oggetto di attenzione anche da parte del Dipartimento TESA - Territorio E Sistemi Agroforestali - dell’Università degli Studi di Padova, partner del “Lorenz”fin dalle prime fasi del progetto (responsabile attuale per l’Ateneo Patavino: Dott.ssa Lucia Brotolini).
Al progetto collaborano anche, come finanziatori, l’OPO di Zero Branco, la Cooperativa “Bronte – Miravivai” di Mira, l’Amministrazione Provinciale di Venezia, le Amministrazioni dei Comuni nel bacino di utenza dell’Istituto “Lorenz” e la ditta CO.MA.R. macchine agricole di Zero Branco.