Artigianato Veneto torna al 2002
“Un dato che ci riporta indietro di otto anni”! Questo il commento a caldo di Claudio Miotto, Presidente regionale di Confartigianato che prosegue: era il 2002 quando contavamo lo stesso numero di imprese attive di oggi, ma allora iniziavamo un trend di crescita straordinario che ci avrebbe portato a toccare, nel 2005, le 147mila aziende attive in regione. Un patrimonio di conoscenza, di lavoro, di sacrifici che pian piano va in fumo”. “Registriamo però –prosegue Miotto- un debole segnale di speranza. Infatti, pur essendo consueto un saldo particolarmente negativo nel primo trimestre dell’anno per una questione di “pulitura” degli archivi movimprese, la flessione negli ultimi quattro anni ha un trend migliorativo (-1,27% quest’anno -1,59% nel 2009, -1,79% nel 2008 e -2% nel 2007). In particolare è positivo che tengono le nascite e cali il numero delle cessazioni”. “Altro dato positivo -sottolinea Miotto- è che due tra i principali comparti: il manifatturiero e i servizi alla persona, non hanno fatto registrare riduzioni anomale rispetto agli stessi periodi degli anni precedenti (rispettivamente -1,3% e -0,5%). Mentre continua ad essere pesante la situazione dell’edilizia che con una contrazione di 2.018 imprese (-1,6%) incide per il 50% al totale delle cessazioni avvenute in regione”.
“L’artigianato –conclude Miotto- è passione di fare impresa, contributo attivo alla tenuta dell’occupazione, fiducia nel futuro, coesione sociale sul territorio e impegno personale e familiare. Con queste armi stiamo reagendo, con ogni sforzo, alla crisi. Le politiche regionali sono state e saranno fondamentali per difenderci nell’emergenza, rafforzare le nostre fondamenta e accompagnarci verso la modernizzazione. Alla Regione chiediamo quindi di “pensare al piccolo” attraverso un processo federalista che porti più competitività; più credito e una nuova fiscalità; più semplificazione; più bilateralità e sussidiarietà”.
Entrando nello specifico, alcuni settori importanti per l’artigianato regionale, dal tessile (-2,1%), alle calzature (-1,3%), all’abbagliamento (-2,8%), dagli occhiali (-1,6%) all’oreficeria (-1,3%), continuano ad essere penalizzati dall’assenza di una politica seria di valorizzazione e salvaguardia del vero made in Italy”. Un calo importante lo si è registrato nell’autotrasporto: 138 imprese in meno pari a -1,3% a conferma che la piccola impresa è estremamente sensibile all’imposizione di norme penalizzanti come nel caso specifico la recente riforma del settore e soprattutto all’aumento dei costi (gasolio e pedaggi in particolare). Reggono i servizi sia alla persona che alle imprese.