Una nuova Italia è possibile
“Ore senza pioggia ma davvero particolari – ha spiegato la presidente del consorzio padrone di casa, Ada Giorgi – perché le riprese sono avvenute proprio mentre questo monumentale impianto in stile liberty (costruito tra il 1903 e il 1907 un tempo a vapore, oggi elettrico ma perfettamente funzionante) svolgeva il suo compito a favore della sicurezza di un comprensorio di 33.100 ettari compreso tra Crostolo e Secchia”.
Cosa è successo presidente?
“Che a seguito delle ripetute piogge dei giorni scorsi, era molta l’acqua che sgrondava da questi territori. Purtroppo i livelli del fiume Po erano molto alti (13,40 metri, contro i 10,90 metri dei livelli dei nostri canali): il nostro personale ha acceso quindi le pompe dell’impianto di Moglia di Sermide per garantire lo scolo delle acque in Po (con una fuoriuscita di 10.000 litri d’acqua al secondo), con un dislivello di oltre due metri”.
“Ho notato con stupore – spiega la giornalista e inviata di Uno Mattina, Gemma Giovannelli – cosa accadrebbe se questo tipo di impianti non funzionassero. ‘Città e campagne sarebbero allagate’ ha ben detto una bambina intervistata. Ma noto anche la serenità che questi luoghi trasmettono”
Per quale motivo?
“Perché – risponde la Giovannelli - pur essendo opere dell’uomo sono così ben integrate con il territorio. E’ come se qui avvenisse un dialogo continuo tra queste cattedrali dell’acqua e l’ambiente che le circonda. Non c’è deturpazione, ma ristoro dell’anima”.
“Eppure – ha spiegato Massimo Gargano in studio – non possiamo abbassare la guardia dinnanzi al tema della sicurezza idraulica. Se da un lato è evidente quanto stiano facendo le bonifiche italiane a beneficio del presidio del territorio, ricordiamo quanto questo è fragile, col 68% dei comuni che ricade in aree classificate ad alto rischio idrogeologico, per una superficie territoriale nazionale del 7,1% (2.150.410 ettari)”.
Eleonora Daniele, in studio, ha chiesto cosa e quanto si possa fare per la arginare questo stato di evidente pericolosità.
“Dobbiamo passare dalla cultura di intervenire dopo le emergenze, a costi elevatissimi (pari a 20.946 milioni di euro nel decennio 1994-2004), a favore di una cultura di prevenzione – ha risposto Gargano - . Tutela e risanamento idrogeologici sono priorità strategiche anche per la ripresa e la crescita economica. Per questo l’Anbi propone un piano pluriennale di interventi, perlopiù immediatamente cantierabili, relativo ad azioni, per le quali vi è la competenza dei consorzi di bonifica. Il piano proposto, frutto di un monitoraggio svolto sul territorio, richiede un importo complessivo di 4.183 milioni di euro. Una cifra importante, certo pari a circa 1/15 della manovra finanziaria del 2010, ma è appena un quinto della spesa sostenuta per tamponare i danni delle catastrofi idrogeologiche in dieci anni”.