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L'accesso al credito, priorità per le PMI europee

12/05/2010
“Europa 2020” - la recente Strategia per la crescita e il rilancio dell’economia europea - ha riconosciuto la centralità dell’economia reale, e il ruolo di protagoniste delle PMI nella riscossa della nostra competitività. Vogliamo PMI solide, moderne, in grado di creare nuova occupazione, che facciano dell’innovazione il loro “asso nella manica” per vincere sul mercato.

Con “Europa 2020” la Commissione s'impegna a dotare le PMI delle armi necessarie per affrontare e vincere la loro battaglia per la competitività: senza risorse da investire non c'è né innovazione, né competitività. La crisi ha prodotto gli effetti tipici di recessione: ha frenato gli investimenti, fin quasi ad azzerarli. Le PMI sono il futuro del sistema economico europeo. Non c’è rilancio senza PMI e, di conseguenza, non c’è competitività del sistema Europa.

Dobbiamo creare le condizioni perché il motore delle PMI giri a pieno regime. E’ necessario che sia messo carburante di prima qualità nel motore: risorse finanziarie in grado di sostenere la loro crescita. Senza risorse, la sfida della competitività, che già richiede sforzi poderosi a tutti noi, è persa. Noi, invece, questa battaglia vogliamo vincerla.

L'accesso al credito è certamente l’aspetto più importante di questa battaglia. La situazione non è buona: dobbiamo migliorarla riportando la fiducia nel rapporto tra le banche e le imprese e incoraggiando le banche a mettersi al servizio dei propri clienti, le imprese. Le PMI europee, per essere solide e competitive, devono diminuire il loro tasso di indebitamento.

Per le imprese “liquidità” non significa solo avere un fluido accesso al credito, vuol dire anche essere pagate nei termini pattuiti per il lavoro fatto. Sembra un principio di normale equità, ma nei fatti, oggi, non è affatto scontato. Per questo voglio ribadire che la direttiva sui ritardi di pagamento va adottata al più presto, per il bene delle nostre PMI.

Ho individuato una serie di temi sui quali ho già iniziato a lavorare: le garanzie, la regolazione e i "test PMI"; il capitale di rischio; il partenariato con la Banca europea degli investimenti; infine, l'istituzione di un Forum permanente sull'accesso al credito.

Il tema delle garanzie rappresenta uno snodo fondamentale nel rapporto banche e imprese: senza adeguate garanzie l’accesso al credito resterà difficile. Esistono modelli che funzionano bene in molti Stati dell'UE, e una prima attività consiste nello studiare a fondo questi strumenti. Ad esempio, in Italia l’esperienza dei Confidi è molto apprezzata dalle imprese. Si tratta di un consorzio di garanzia collettiva dei fidi, che svolge attività di prestazione di garanzie per agevolare le imprese nell’accesso ai finanziamenti - a breve medio e lungo termine - destinati allo sviluppo delle attività economiche e produttive.

Di certo esistono tanti altri modelli di successo in altri Stati UE: vanno tutti studiati e presi in esame. Quello che voglio fare non è necessariamente creare un "modello di garanzia europeo" ma - piuttosto - fornire agli Stati e al mercato soluzioni concrete, mettendo a frutto esperienze già maturate. Il ruolo dell'UE dev'essere molto più attivo nel sistema delle garanzie per le PMI. Lo si può rilanciare mobilitando le risorse del Programma quadro per l’innovazione e la competitività (CIP) e del Fondo europeo per gli investimenti (FEI).

Per migliorare i rapporti tra banche e imprese perché non pensare, inoltre, ad un accordo per una moratoria europea sul capitale a debito? Si tratta di un’esperienza che ha dato buoni risultati in Italia, con la partecipazione di 130mila imprese. E’ un modello che potrebbe essere utilizzato anche in altri Paesi. Spetta agli operatori privati prendere l’iniziativa, ma penso che sarebbe un segnale concreto di ritrovata collaborazione e fiducia. La Commissione europea potrebbe certamente appoggiarlo.

Sul tema della regolamentazione, è centrale la proposta del "Test PMI", il miglior modo per le istituzioni europee, nazionali e locali di dimostrare che si stanno impegnando sul serio in una politica a loro favore. Si tratta di rendere sistematica la valutazione dell'impatto sulle imprese di ogni nuova norma che si vuole introdurre. Non v’è ragione perché lo stesso test non debba essere applicato anche alla disciplina del settore finanziario.

La nuova disciplina non è certo diretta a tarpare le ali allo spirito imprenditoriale, bensì mira a proteggere la nostra economia da nuove speculazioni e dissesti. Sento forti critiche a Basilea 3. Si tratta di nuovi standard, già oggetto di consultazione, sui quali va certamente fatta una seria valutazione di impatto, in particolare rispetto alle condizioni di accesso al credito delle PMI. Occorre prendere in considerazione - da un lato - la necessità di salvaguardare l’equilibrio dei mercati e - dall’altro - la crescita, ora debole, che va incoraggiata.

Un'altra risorsa importante per la crescita delle PMI è il "Venture capital", il cui valore va riconosciuto. Gli investitori devono essere attratti a investire nelle imprese innovative attraverso i fondi di capitale a rischio: deve essere ampliato e diversificato il novero delle istituzioni finanziarie pubbliche o private presso le quali i "venture capitalists" possono finanziarsi. E’ quindi necessario affrontare il tema dell'intermediazione tra l'industria di questo settore, di dimensioni relativamente piccole, e i grandi investitori istituzionali. Voglio propormi come sponsor di questo dialogo, per incoraggiare il ricorso a questo strumento di cui già si avvalgono le imprese statunitensi, con risultati soddisfacenti.

Il mercato del venture capital è globale: l’Europa deve competere con altre regioni del mondo per attrarre investimenti. Il mercato europeo, pertanto, deve essere sviluppato e integrato affinché sia in grado di attirare risorse per finanziare imprese e progetti innovativi, di alta qualità, che abbiano un elevato potenziale di crescita. L’attività di ricerca svolta nelle università europee deve stimolare il trasferimento della conoscenza e il finanziamento della proprietà intellettuale.

Mi sta poi molto a cuore il partenariato con la BEI, la Banca europea per gli investimenti. La BEI ha stanziato 30 miliardi di euro per le PMI per il periodo 2008-2011. Sono risorse importanti che devono andare davvero alle imprese. Dobbiamo lavorare insieme per offrire alle imprese prodotti più adeguati alle loro esigenze, sempre più utili a stimolare l'innovazione, e rendere sempre più efficace la sua azione a favore delle imprese. L’erogazione del credito deve essere migliorata, resa più fluida. Se ci sono “colli di bottiglia” che impediscono alle PMI di beneficiare dei fondi della BEI, dobbiamo lavorare insieme per identificarli ed rimuoverli.

Infine, l'idea di un Forum permanente e Piano d'azione per l'accesso delle PMI alle risorse finanziarie e al credito nell'UE. L’accesso alle risorse finanziarie per le PMI è un tema particolarmente sentito oggi, all'indomani della fase più acuta di una crisi economica mondiale. Ma il tema dell'accesso alle risorse non si esaurisce certo con il consolidamento della crescita: il nostro impegno comune dovrà continuare.

Il nostro lavoro su questo tema deve proseguire in stretta collaborazione con istituzioni, banche, imprese e operatori finanziari, mettendoli attorno a uno stesso tavolo, cercando costantemente di rendere le nostre PMI sempre più innovative e artefici della crescita: è per questo che voglio creare il Forum permanente della finanza per le PMI. L'obiettivo è di avviare un vero Piano d'azione per l'accesso delle PMI al credito e più in generale alle risorse finanziarie. Conto di convocare la prima riunione del Forum prima dell’estate e quindi, successivamente, riunirlo sotto la mia direzione almeno ogni tre mesi, coinvolgendo anche altri colleghi Commissari. In tal modo la voce delle PMI potrà esprimersi - forte e chiara - su una questione di importanza tanto cruciale.

Su un tema difficile e complesso come quello dell'accesso al credito, la Commissione vuole essere presente a fianco delle PMI, vuole lavorare con loro, vuole contribuire a ricostruire un rapporto di forte collaborazione e fiducia tra banche e imprese, coinvolgendo tutti coloro che - istituzioni pubbliche o private - possano dare un contributo. Penso che sia il modo migliore per far sentire le nostre imprese orgogliose di essere europee e di essere davvero protagoniste del rilancio della nostra economia.

Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea, responsabile per industria e imprenditoria

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