Robin Hood
Sì, i nomi dei personaggi che si muovono sullo schermo sono quelli noti, da Little John a Marion, da Frate Tuc al cattivissimo Re Giovanni. Ma le vicende di ciascuno sono tutte antecedenti a quelle che la leggenda ha reso universalmente note. Non è la prima volta che la cinematografia inglese si impegna in una operazione di questo tipo: nel tentativo cioè di dare una ‘dignità storica’ alle improbabili leggende della tradizione popolare. In questo caso lo fa con maestria, attraverso una ricostruzione scenografica impeccabile e con costumi effettivamente realistici. Le stesse foreste, la scogliera di Dover ed alcune straordinarie riprese aeree a volo radente mozzano il fiato da tanto appare intonso il panorama. Da far invidia.
Togliere un po’ di patina melensa all’infallibile arciere e al buono a tutti i costi, ha permesso finalmente di ridare umanità al volto dell’eroe ‘rivoluzionario’, quello di un Robin impegnato a democratizzare il rapporto tra la corona ed i sudditi. Salvare il Paese dal rischio di una guerra civile è impresa eccessiva anche per l’eroe di mille altri film, ma questo resta comunque uno dei racconti più personali e sentiti tra tutti quelli che si sono ispirati al ladro di Nottingham. Vi contribuiscono le ottime interpretazioni del dinamico Russell Crowe, dell’elegante Cate Blanchett, di un raffinato Max von Sydow e l’indubbia spettacolarità delle scene corali. Le due ore e mezza di proiezione scorrono velocemente per la gladiatoria alternanza di azione e di umanità.