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Incroci di Civiltà

21/05/2010
David Landau a Venezia, lo dice lui stesso, c’è solo da un anno. E’ al vertice della Fondazione dei Musei Civici e quando ne parla lo fa con un entusiasmo che non risente (ancora?) della melassa culturale nella quale la città lagunare sembra affondare, forse sotto il peso della perenne invasione turistica. Difficile infervorarsi in un clima come questo, ma Landau lo ha fatto al Teatro Malibran.

L’occasione è stata data dalla presentazione dell’incontro con Vikram Seth, una delle voci più importanti della letteratura indiana (autore del best-seller Il ragazzo giusto) nell’ambito della terza edizione del festival letterario Incroci di Civiltà, promosso dall’Assessorato alla Produzione Culturale del Comune e dall’Università Ca’ Foscari.

La Fondazione dei Musei Civici ha invitato lo scrittore indiano a partecipare ad un progetto di creatività “residenziale”. Lo stesso Vikram Seth ha dichiarato di non saper ancora dove porterà questo progetto: a Venezia sarà ospitato per qualche mese e scriverà ‘qualcosa’ attorno al mondo dei musei di Venezia.

Landau ha presentato il progetto, sottolineando che lo ha ‘ereditato’, esaltando la potenza di Venezia ‘Capitale della Cultura quotidiana’. Non (o non solo) un riferimento alla formale candidatura europea per il 2019: piuttosto che la scelta consolatoria per una olimpiade mancata, quello di Landau è parso un sentito manifesto nel quale la letteratura torna ad essere il fondamentale veicolo di conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico-artistico-produttivo della città. Una scelta fatta con energia e con l’entusiasmo di chi (ri)scopre l’ancestrale vocazione di una Venezia da sempre luogo d’incontro tra civiltà e culture. Una ‘città del piacere’ - s’è spinto a dire - nella quale ogni sera ci sia un importante evento artistico, musicale, teatrale. Qualcosa di vivo, appunto quotidiano, che si offra al mondo e che qualifichi il tessuto della città lagunare.

22 scrittori, provenienti da 16 paesi diversi, per mettere a confronto culture, scritture, geografie fisiche e del pensiero: questo è in estrema sintesi “Incroci di Civiltà” il festival letterario, promosso dall’Assessorato alla Produzione Culturale del Comune e dall’Università Ca’ Foscari, giunto quest’anno alla sua terza edizione.

Tra i molti eventi concentrati nei quattro giorni del festival, quest’anno uno spazio particolare se lo è ritagliato il subcontinente indiano, in forza della pluralità di voci e stili che alimentano la vitalità della letteratura indiana contemporanea. Vikram Seth, poliedrico autore di prosa e poesia (la sua opera più famosa è il best-seller Il ragazzo giusto), ha riempito il teatro Malibran. Ma anche le (per oggi) meno note Tishani Doshi e Alka Saraogi hanno fatto il tutto esaurito all’Auditorium di Santa Margherita per una conversazione della quale è stato protagonista anche Antonio Franchini, autore di un romanzo-reportage sull’India.

Quest’ultimo ha sottolineato la sua ‘napoletanità’ di trentennale immigrato a Milano che sente l’India più vicina per spirito alla propria terra natale di quanto non lo sia il nord Italia.

Sorprendente è apparsa la meraviglia delle due giovani autrici per l’interesse che i lettori italiani hanno manifestato per il ‘contesto-India’. E mentre le domande, alcune formulate via internet secondo una formula caratteristica di questo festival, cercavano di sondare il rapporto con l’esotismo, la religiosità e i misteri dell’India, la scrittrice e danzatrice trentacinquenne Tishani Doshi continuava a ribadire che il suo paese è ‘molto materiale’, una potenza industriale che si accinge a conquistare il mondo. E Alka Saraogi, caso letterario in India con ‘Bypass al cuore di Calcutta’ perché racconta di un uomo che gira per le vie alla ricerca della ‘sua’ città, ha sottolineato amaramente che il suo libro tradotto in Germania porta in copertina un’immagine di Shiva: “che con il mio libro non c’entra nulla. Anzi!”.

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