7 milioni i bamboccioni costretti a vivere con i genitori
L’Italia detiene rispetto l’Europa anche un altro triste primato: sono oltre 2 milioni i giovani tra i 18 e i 29 anni che non lavorano e non studiano e sempre più scoraggiati, rinunciano anche cercare un’occupazione regolare. A scattare questa fotografia è il Rapporto annuale sulla situazione del Paese elaborato dall’Istat.
Secondo l’Istituto di statistica – evidenzia il presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini – nessun titolo di studio sembra tutelare dagli impatti della crisi, tanto che diplomati e laureati uno su quattro in Italia è senza lavoro.
E non se la passano meglio le donne, soprattutto se hanno figli. Il loro tasso di occupazione è sceso l’anno scorso al 46,4%, a fronte di una media europea che supera il 58%. Anche se in questo caso, il titolo di studio conta di più: le laureate fanno, infatti, meno fatica a trovare lavoro rispetto alle altre e la percentuale di occupazione, fra loro, sfiora la media europea.
Capitolo a parte per i padri capifamiglia: sono riusciti a mantenere un livello economico decente solo grazie alla cassa integrazione. Una misura provvisoria che tuttavia nei prossimi mesi potrebbe non bastare più. Ma, in ogni caso, a tenere a galla le famiglie italiane, rispetto a quando succede nel resto d’Europa, è il basso indebitamento.
L’Istat sottolinea, ancora, che la crisi ha colpito soprattutto i nuclei familiari già poveri nel 2008 che hanno visto peggiorare ulteriormente le loro condizioni di vita: sono oltre il 15% e al Sud salgono al 25%.
Ma scorrendo le singoli voci di disagio, tra il 2008 e il 2009 – fa notare l’Istat – è cresciuto il numero delle famiglie indifese nel far fronte a spese impreviste (passate dal 32% al 33,4% nella media nazionale), quelle in arretrato col pagamento di debiti diversi dal mutuo (dal 10,5% al 13,6% di quelle che hanno debiti) e quelle che si sono indebitate (salite dal 14,8% al 16,4%).
E non manca neppure chi, allo stremo, dichiara di non aver avuto almeno una volta nel corso dell’anno soldi per acquistare cibo: la media risulta pari al 5,7% (dal 5,8% del 2008) ma al nord si sale dal 4,4% al 5,3%. E ancora: cala leggermente la quota di famiglie che non può permettersi di riscaldare adeguatamente l’abitazione (10,7% dall’11,2% del 2008), benché – viene rilevato – i prezzi al consumo del gas e dei combustibili liquidi siano diminuiti rispettivamente dell’1,5% e del 20%.
Si riduce anche la percentuale di famiglie che riferisce di essere in arretrato con il pagamento del mutuo (dal 7,6% al 6,4%) e con il pagamento dell’affitto (dal 14% al 12,5% del totale in affitto).
Scende, infine, dal 17,3% al 15,5% la quota dei nuclei familiari che dichiara di arrivare con “molta difficoltà” a fine mese. L’acquisto degli abiti necessari resta invece difficile per il 17,1% delle famiglie, in calo rispetto al 18,5% dell’anno precedente; per l’8,7% (dall’8,3%) lo sono le spese per i trasporti.
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