John Woo o la poetica dell'azione
24/08/2010
In occasione della 67a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, verrà attribuito il Leone d'oro alla carriera a John Woo, cantonese di nascita, classe 1946,che torna a Venezia per la quarta volta( nel 2004 come 'padrino' della Storia segreta del Cinema Asiatico; nel 2006 come regista di un episodio di 'All invisible children' e nel 2007 come produttore del lungometraggio' Blood brothers' di Alexi Tan). Seppur considerato un maestro di films gangsteristici e bellici, Woo non ha mai usato la violenza fine a sè stessa sia nel periodo asiatico (tra gli altri 'A better tomorrow' 1986; 'The Killer' 1989; 'Bullet in the Head 1990), sia nel periodo hollywoodiano ('Senza Tregua' 1993; 'Broken Arrow' 1996; 'Face /Off' 1997; Mission impossible' 2000). Abile miscelatore di generi, in molte sue opere tocca anche con romanticismo temi classici come l'onore e l' amicizia tra uomini, anche con un forte richiamo alla mitologia. Sapiente montatore può essere considerato un innovatore della messa in scena e dei ritmi cinematografici che sa esasperare con risultati anche surreali. Suo maestro ed ispiratore è stato Patrick Hung Kong (di cui si è tenuta la retrospettiva quest' anno al Far East Festival di Udine), un autore di Hong Kong politicamente non allineato, regista di riferimento anticipatorio della New Wave anni 80. Inserendo temi sociali in cornici 'a sensazione' come in 'Story of a Discharged Prisoner' del 1967, ebbe un grande successo commerciale e proprio di questo film fece un meraviglioso remake John Woo con 'A better Tomorrow', thriller sul tema della redenzione tra fratelli e della riabilitazione tra ex-detenuti. Ambedue i registi si sono poi trasferiti negli USA senza tagliare i legami con il cinema 'pensante' di Hong Kong, così da acquistare cinematograficamente una prospettiva universale. Il 5 settembre a Venezia verra' ufficialmente presentata la monografia a cura di Marco Bertolino ed Ettore Ridola per Le Mani Editore. 'John Woo. La violenza come redenzione'.
Mariateresa Crisigiovanni