Definito il Pasolini del XXI secolo, dopo il teatro e la carta stampata, Ascanio Celestini ha riscritto per lo schermo “La pecora nera”, film presentato in concorso alla Mostra del Cinema al Lido di Venezia. Una storia toccante ambientata in un manicomio e basata su un lungo lavoro di ricerca. E’ il ritmo della voce fuori campo del regista-attore-autore, il suo incedere solenne ed al tempo stesso sorprendentemente ironico ad avvolgere lo spettatore e guidarlo in un viaggio unico ed insolito nel panorama cinematografico. Quello alla volta della lucida follia di un protagonista che vediamo prima bambino e poi adulto in un manicomio, epicentro narrativo ed emotivo di un’esperienza che richiama alla memoria l’epica popolare di Pier Paolo Pasolini e la sua capacità affabulatoria in grado di riunire assieme politica e poesia in una narrazione ispirata da una malinconica saggezza. “La pecora nera” è rivolto alla scoperta della “crisi dell’individuo”, ad esplorare quel disagio per cui non riusciamo più a trovare un centro, quel senso di spaesamento per cui ci sentiamo mancare la terra sotto i piedi. Un lavoro complesso dove i personaggi vengono raccontati seguendo sia il punto di vista del narratore che quello di chi ascolta il racconto. Il film non descrive un manicomio: l’ambientazione in un ospedale psichiatrico fa emergere con più forza la discrepanza tra l’individuo e l’istituzione che lo contiene ed il senso di spaesamento è qui più forte che altrove.

S.B.