UE: Svizzera deve rimuovere ostacoli a passaggio lavoratori
Da quando – era il 1999 - la Svizzera ha firmato l'Accordo di libera circolazione per le persone con l'UE, si è registrato un aumento costante del numero di lavoratori distaccati e di fornitori di servizi dell'Unione operanti in Svizzera. Tuttavia, ancora oggi sono diverse le questioni da risolvere per garantire e accelerare l'effettiva libertà di circolazione dei servizi da entrambe le parti. I segnali provenienti dalle autorità federali svizzere sono adesso incoraggianti, secondo il Parlamento europeo.
La Svizzera ha infatti adottato una serie di misure di sostegno che integrano la libera circolazione delle persone, tutelano i lavoratori contro il dumping sociale e dei salari e assicurano la parità di trattamento tra fornitori di servizi svizzeri e dell'UE.
Restano però in vigore misure che possono ostacolare la fornitura di servizi, in particolare nel caso di piccole e medie imprese. Secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia europea, molte di queste misure di sostegno sono accettabili soltanto se tutelano,"in maniera proporzionale, un interesse generale che non sia già tutelato nello Stato di origine dei fornitori di servizi.
Le misure elvetiche sotto l'esame dell'assemblea di Strasburgo sono l'obbligo di notifica preliminare vigente in Svizzera, che implica un periodo di attesa di otto giorni prima dell'avvio dell'attività, l'obbligatorietà del contributo alle spese di esecuzione da versare alle commissioni tripartite e un'applicazione eccessivamente rigorosa, nonché l'obbligo per le imprese straniere di presentare una garanzia di integrità finanziaria.
Per superare gli ostacoli che riducono i benefici della partecipazione della Svizzera al mercato interno, i deputati europei invitano le parti a incrementare la trasparenza nel sistema decisionale, rafforzare la comunicazione tra le commissioni paritetiche UE-Svizzera e introdurre un meccanismo efficace di composizione delle controversie.
Il Parlamento ha addirittura auspicato di andare al di là del quadro istituzionale esistente per stipulare un accordo bilaterale globale più ambizioso, che torni a vantaggio sia della Svizzera sia dell'Unione europea.