Crisi settore ovicaprino
L’Organizzazione degli imprenditori agricoli ha chiesto una serie di interventi urgenti per sostenere il settore. Nell’immediato occorrerà decidere la sospensione dei pagamenti di mutui, oneri sociali e previdenziali e l’acquisto da parte dello Stato del pecorino romano attualmente stoccato per destinarlo agli indigenti.
Nel medio periodo sarà necessario definire al tavolo di filiera un piano di rilancio che ponga le basi per avviare azioni quali la diversificazione produttiva, la ristrutturazione delle strutture cooperative di trasformazione agricole, la ricerca di nuovi mercati di sbocco e incentivi per favorire l’aggregazione dell’offerta da parte degli allevatori.
Uno dei punti nevralgici della crisi, ad avviso di Confagricoltura, è dovuto al fatto che la maggior parte del latte ovicaprino sardo (circa il 70%) è trasformato in pecorino romano, “protagonista” storico dell’esportazione di formaggi ovini prevalentemente verso gli Stati Uniti (circa i 2/3, in sostanza il 40% della produzione casearia).
Dice Confagricoltura: “Il prezzo del latte è legato esclusivamente a quello del pecorino romano e ciò condiziona fortemente il reddito degli allevatori, che nella sola Sardegna sono oltre 17 mila. E’ quindi necessario intervenire decisamente per ridare futuro ad un settore di grande rilievo per alcune aree del Paese”.
L’attenzione di Confagricoltura è adesso rivolta agli esiti del gruppo di lavoro Regione Sardegna/Ministero per le Politiche agricole.