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Accordo UE su ritardo pagamenti P.A.: massimo 30 giorni

23/09/2010
Assicurare che le piccole imprese non entrino in sofferenza a causa dei ritardi dei pagamenti delle fatture da parte della pubblica amministrazione e delle imprese. Con questo obiettivo è stato trovato un accordo, di grandissima importanza, tra le istituzioni europee per sbloccare l'approvazione della direttiva sui ritardi dei pagamenti: le fatture si dovranno pagare entro un mese. L'accordo tra il Parlamento europeo e i rappresentanti del Consiglio, cioè di tutti i Paesi UE, spiana la strada all'approvazione della direttiva. In ballo non ci sono noccioline: a livello europeo il debito delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle ditte fornitrici ammonta, secondo stime recenti, a 180 miliardi di euro, dei quali circa un terzo solo in Italia. Se un'impresa, in particolare di piccole dimensioni, viene pagata a tre o quattrocento giorni, i problemi sono garantiti. Il Parlamento di Strasburgo ha fatto importanti concessioni sui periodi di pagamento e sugli interessi di penalità previsti in caso di ritardo.

Un mese di tempo per saldare le fatture: la scadenza standard che sarà prevista dalla nuova direttiva europea è di 30 giorni, sia per il settore pubblico che per il privato. La precedente direttiva lasciava invece in sostanza a debitori e creditori la possibilità di accordarsi sul periodo di pagamento, mentre ora il Parlamento ha convinto i Paesi ad accettare la regola generale dei 30 giorni.

Secondo Barbara Weiler, l'eurodeputata tedesca relatrice della proposta, il Parlamento è riuscito a garantire le stesse condizioni e regole chiare per tutti, con benefici evidenti in particolare per le PMI: "Queste ultime non saranno più obbligate ad essere, in sostanza, banche per le imprese pubbliche o per le grandi imprese". Secondo il Vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani, responsabile per le imprese nell'esecutivo comunitario, l'approvazione finale della norma avverrà in tempi brevi, quest'anno sicuramente. I singoli Paesi dell'UE avranno poi due anni di tempo per recepire negli ordinamenti nazionali la nuova norma europea.

Il negoziato di questa settimana ha fatto chiarezza su quattro punti. Innanzitutto, il tetto dei 30 giorni per i pagamenti da parte della pubblica amministrazione può essere esteso, in circostanze eccezionali, fino a 60 giorni, ma in nessun caso oltre questo limite.

Il settore più esposto a ritardi è quello della sanità: passare da oltre un anno a due mesi come massimo costituisce un passo non indifferente. L'accordo sui 60 giorni per la sanità è dovuto alla particolare natura degli ospedali pubblici, finanziati in gran parte da rimborsi attraverso i sistemi di sicurezza sociale.

Terzo punto: l'interesse da pagare come compensazione per il ritardo. La penale sarà dell'8% del totale della fattura. Il Parlamento aveva chiesto il nove, i Governi nazionali il sette, il compromesso si è trovato a metà strada. Le due istituzioni hanno inoltre trovato un accordo sui 40 euro come quota fissa per compensare i costi di recupero crediti, eliminando il sistema a diversi livelli di compensazione, ritenuto troppo complicato.

Infine, i termini del periodo di verifica per accertarsi che i beni o i servizi ricevuti corrispondano ai termini del contratto: anche questo è fissato a 30 giorni, e può essere modificato di comune accordo, ma senza gravami eccessivi sul creditore. Il voto finale del Parlamento europeo sull'accordo appena raggiunto si terrà nella sessione di ottobre a Strasburgo, e sul suo esito non ci sono più dubbi.

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