Borsa della spesa sponsorizzata, non è giusto pagarla
In effetti il vantaggio rappresentato dalla pubblicità capillare che la circolazione della busta della spesa rappresenta, dovrebbe già indurre il venditore a ritenersi “pagato” per i costi sostenuti, costi – fanno sapere gli esperti dell’ADICO – che per quanto sopra detto sono già comunque sicuramente pagati dal ricarico sul prezzo finale del bene acquistato.
Si potrà quindi ravvisare in questo caso un vero e proprio indebito arricchimento così come previsto dal vigente Codice Civile all’art. 2041, il cui dettato prevede che “chi, senza una giusta causa, si è arricchito a danno di un’altra persona è tenuto, nei limiti dell’arricchimento, ad indennizzare quest’ultima della correlativa diminuzione patrimoniale”.
È evidente quindi che il consumatore potrebbe rivolgersi al Tribunale, esponendo il fatto lamentato e chiedendo che questo accerti l’effettivo indebito arricchimento del supermercato, condannando quest’ultimo alla restituzione di quanto non dovuto, gravato anche delle spese legali anticipate.
Una considerazione pratica però non può essere elusa – spiega il presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini – ovverosia valutare sempre il rapporto fra costi e benefici. Indubbiamente nel caso specifico, a fronte di pochi centesimi di euro da recuperare, vi è la fondata ipotesi di dover soggiacere a spese legali da anticipare e tempi certamente non brevi per avere una pronuncia a favore.
Pertanto l’ADICO invita tutti i consumatori a non utilizzare le borse dei supermercati, ma a portarsele da casa.