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Oltre 458 milioni di euro multa europea a produttori acciao

13/10/2010
La Commissione europea ha inflitto ammende per un totale di oltre 458 milioni di euro a 17 produttori di acciaio per precompresso che per 18 anni, fino al 2002, hanno organizzato e gestito un cartello esteso al territorio di quasi tutta l'Unione europea, violando il divieto di accordi e pratiche restrittive della concorrenza. Sono interessate dal provvedimento anche imprese italiane come Italcables/Antonini (la cui multa è fissata a quasi 2,4 milioni), Redaelli (6,3 milioni), CB Trafilati Acciai (2,5 milioni), I.T.A.S (840 mila euro), Ori Martin/Siderurgica Latina Martin (19,8 milioni) e Emme Holding (3,2 milioni).

L'acciaio per precompresso comprende lunghi cavi d'acciaio arrotolati impiegati in combinazione con il calcestruzzo nel settore delle costruzioni, per gettare le fondamenta di edifici o costruire terrazze e ponti. Si tratta della quarta decisione in materia di cartelli dall'inizio di febbraio, che porta a 1.433 milioni di euro il totale delle ammende europee nel settore della concorrenza inflitte finora nel 2010.

"È impressionante osservare come un numero così elevato di imprese abbia abusato della propria posizione in quasi tutto il mercato europeo delle costruzioni, per un periodo così lungo e per un prodotto così importante. È quasi come se le imprese avessero agito in condizioni di economia pianificata", ha dichiarato Joaquín Almunia, commissario europeo alla concorrenza. "Non ci sarà da parte nostra alcuna indulgenza per i partecipanti al cartello".

Il cartello tra i 17 produttori di acciaio per precompresso ha funzionato tra il gennaio 1984 e il settembre 2002, fissando i prezzi e la ripartizione del mercato in tutti i paesi all'epoca membri dell'Unione europea, con l'eccezione di Regno Unito, Irlanda e Grecia. Anche la Norvegia è risultata coinvolta nel cartello. Il cartello ha cessato di esistere nel 2002, quando DWK/Saarstahl ne ha rivelato l'esistenza, e la Commissione europea ha realizzato alcune ispezioni a sorpresa nelle sedi delle imprese sospettate di far parte del cartello.

Per 18 anni, le imprese hanno fissato quote e prezzi individuali, assegnato clienti e scambiato informazioni commerciali sensibili. Inoltre, hanno controllato i prezzi e gli accordi relativi alle quote e ai clienti mediante un sistema di coordinatori nazionali e di contatti bilaterali. Il tutto in violazione dell'Articolo 101 del Trattato dell'Unione Europea.

Le prime riunioni paneuropee del cartello si sono tenute a Zurigo, in Svizzera, da cui il nome "Club Zurich" con cui all'inizio ci si riferiva al cartello. Più tardi, il nome è cambiato diventando "Club Europe". Esistevano inoltre due filiali regionali del cartello, una in Italia (il "Club Italia") e una in Spagna / Portogallo (il "Club España"). La Commissione possiede elementi di prova relativi a più di 550 riunioni del cartello.

Complessivamente, le imprese coinvolte sono 36. L'importo delle ammende per ciascun'impresa è legato al giro d'affari, alla gravità dell'infrazione, della portata geografica del cartello e della sua durata. La multa è stata aumentata, in alcuni casi anche del 60%, per le imprese recidive come ArcelorMittal Fontaine e ArcelorMittal Wire France.

La Commissione ha concesso una riduzione dell'ammenda per collaborazione, a Italcables/Antonini (50%), Nedri (25%), Emesa e Galycas (5%), ArcelorMittal e le sue controllate (20%) e WDI/Pampus (5%). Invece Redaelli e SLM non hanno soddisfatto le condizioni per il riconoscimento della collaborazione e non hanno pertanto beneficiato di alcuna riduzione dell'ammenda. Infine, la Commissione ha accolto tre dichiarazioni di incapacità contributiva concedendo, rispettivamente, riduzioni del 25%, del 50% e del 75% rispetto all'importo dell'ammenda che avrebbe dovuto essere versato. Queste riduzioni sono legate alla situazione finanziaria dell'azienda, ma anche all'impatto sociale che la multa potrebbe avere, sui lavoratori.

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