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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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X Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia

14/10/2010
Il Rapporto è diviso in due parti. La prima parte, curata dalla Fondazione “E. Zancan” di Padova, considera le dimensioni territoriali della povertà e la capacità di risposta delle regioni, guardando ad alcuni stati europei. Propone una lettura che guarda alla povertà familiare, alle politiche per contrastarla, agli strumenti di solidarietà per lottare in modo più efficace, in un quadro istituzionale di decentramento delle responsabilità e delle risorse: dallo stato alle regioni e agli enti locali.

La seconda parte, curata da Caritas Italiana, approfondisce il legame tra comunità ecclesiale e povertà. Sono analizzate le conseguenze della crisi economica sulle famiglie, i dati sugli utenti dei Centri di ascolto Caritas, i percorsi di riflessione teologica-pastorale, di accompagnamento e di animazione territoriale. Viene inoltre descritta l’azione di varie Caritas nazionali in Europa, in riferimento alle attività programmate per la campagna “Zero Poverty”, promossa per il 2010 da Caritas Europa.

LA SITUAZIONE NEL NORD-EST

La diffusione della povertà in aumento

In tutti i territori del Nordest, ad esclusione del Veneto, l’incidenza della povertà relativa è aumentata in modo molto significativo tra il 2008 e il 2009, registrando quindi un andamento diverso da quello medio relativo all’Italia (figura 1).

Guardando lo storico, l’incremento maggiore si registra nella provincia autonoma di Bolzano, dove il dato è salito dal 4% del 2005 al 9,7% del 2009. Altalenante risulta il dato del Trentino che dal 6,1% del 2005 è sceso a 5,3% e 4,5% rispettivamente nel 2007 e nel 2008, per registrare un incremento nel 2009, quando il dato si è assestato a 7,1%. In Friuli Venezia Giulia l’incidenza della povertà è cresciuta nell’ultimo anno, dopo un trend che dal 2007 è stato caratterizzato dal segno -: dal 7,2% del 2005 si è registrato un incremento di un punto in percentuale (8,2%), seguito da un significativo calo nel 2007 (6,6%) confermato nel 2008 (6,4%). Nel 2009 invece la percentuale è tornata a salire (7,8%).

La spesa dei comuni per contrastare la povertà e il disagio economico (dati 2006)

Anche quest’anno una parte del Rapporto Caritas-Zancan è dedicata all’analisi della spesa sociale dei comuni italiani. Il dato per il Nordest risulta significativamente superiore alla media italiana (a eccezione del Veneto, che nella voce “spesa per contrasto alla povertà” è inferiore al dato nazionale). Nella provincia di Bolzano, sul totale di 215,15 euro pro capite destinati alla spesa sociale, il contrasto alla povertà rappresenta il 10% e la spesa per le persone con disagio economico il 14%. Nel Trentino il rapporto è inferiore: sul totale di 253,26 euro pro capite il contrasto alla povertà rappresenta il 6,3% e la spesa per persone con disagio economico l’8,7%. In Veneto la spesa sociale è pari a 109,05 euro pro capite, di cui 5,29 (4,85%) per la lotta contro la povertà e 31,77 (29%) per le persone con disagio economico. Infine, in Friuli Venezia Giulia a fronte di una spesa sociale totale di 197,31, la lotta alla povertà incide per il 7,2% (14,22 euro), mentre al sostegno alle persone con disagio economico è riservato il 24,4% (48,28 euro pro capite).

Per quanto riguarda, nel dettaglio, il Veneto, il rapporto tra la provincia che spende di meno e quella che spende di più negli ultimi tre anni è cresciuto: nel 2004 era di 2,5, nel 2005 era 3,1 e nel 2006 (ultimo dato disponibile) 3,2. Ciò significa che ci sono province che spendono tre volte di più rispetto ad altre.

Spendere meno, spendere meglio

Per contrastare efficacemente la povertà in Veneto basterebbe spendere meno di quanto attualmente spendono i comuni italiani (lo stesso vale per Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio). In Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Toscana sarebbe sufficiente un terzo di ciò che si spende ora; in Trentino-Alto Adige un quarto. Nelle regioni del Sud, invece, c’è il problema opposto: la spesa attuale degli enti locali non è sufficiente a debellare la povertà relativa. In Calabria, ad esempio, sarebbe necessario il quadruplo delle risorse, in Campania e Puglia il triplo.

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