Un'industria per l'Europa, un'Europa per l'industria
La risposta alle sfide attuali della globalizzazione dev'essere comune a livello europeo. E allora, via ai "test competitività" su tutte le nuove proposte legislative europee, e al controllo, assimilato a una dieta dimagrante, della legislazione europea: via i doppioni e i costi inutili per le imprese. E semaforo verde anche al monitoraggio delle politiche nazionali per la competitività: chi non ottiene risultati sarà sanzionato.
Secondo aspetto, il contrasto dei fenomeni devianti della globalizzazione: entro l'anno una nuova strategia sulle materie prime, settore in cui le criticità sono forti soprattutto in relazione alla Cina, una standardizzazione dei prodotti industriali più rilevante per rafforzare il mercato unico europeo, anche nel settore dei servizi, e infine un "test" competitività anche sugli accordi commerciali, per assicurarsi che i nuovi accordi con i partners internazionali non abbiano effetti negativi sull'industria.
Priorità d'intervento anche alle piccole e medie imprese, vero e proprio motore dell'economia europea. Più accesso al credito grazie alle proposte del nuovo "SME Finance Forum", risorse sotto forma di prestiti e garanzie dalla Banca europea per gli Investimenti, accesso facilitato agli appalti pubblici e ai fondi europei come il programma per la ricerca. Un esempio concreto in quest'area: la direttiva contro i ritardi dei pagamenti, approvata la settimana scorsa dal Parlamento europeo, che fissa in 30 giorni la scadenza per pagare le fatture. E poi internazionalizzazione: nuovi sportelli in Cina, in Corea e in altri Paesi emergenti per aiutare le PMI europee a fare rete e accedere a quei mercati, e due comunicazioni strategiche su reti d'impresa e internazionalizzazione attese per l'inizio del 2011.
Infine, il passaggio – epocale – verso un'industria sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale. Sul primo aspetto, la parola d'ordine è innovazione, per sfruttare tutte le opportunità competitive della green economy, incluso lo sviluppo e l'impiego di tecnologie a basse emissioni di carboni. Sul fronte sociale, verrà rivisto il funzionamento del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che aiuta la riconversione professionale dei lavoratori licenziati a causa di fenomeni quali la delocalizzazione.
Tajani, responsabile per l’industria e l’imprenditoria nell'esecutivo comunitario, ha dichiarato: "L'industria costituisce una priorità dell'Europa e un presupposto imprescindibile per trovare soluzioni adeguate alle problematiche della nostra società. L'Europa ha bisogno dell'industria tanto quanto l'industria ha bisogno dell'Europa. Il potenziale del mercato unico, con i suoi 500 milioni di consumatori e i suoi 20 milioni di imprenditori, deve essere sfruttato appieno." Molte anche le novità a livello settoriale come, ad esempio per l'industria aerospaziale, o la farmaceutica.
Il rapporto sulla competitività dell'industria europea, presentato assieme alla nuova strategia, fa anche il punto sull'Italia. Il costo del lavoro unitario in Italia è cresciuto del 45% nel decennio appena concluso, più che in ogni altro Stato ad eccezione del Lussemburgo, e più del doppio della media europea. La produzione industriale sta risalendo negli ultimi mesi ma resta attorno all'80% rispetto ai livelli pre-crisi. Sull'innovazione, l'Italia viene classificata dall'Europa nel gruppo degli "innovatori moderati", ovvero la terza fascia (su quattro) dei Paesi europei. Tra le priorità d'intervento per il nostro Paese il rapporto segnala i temi dell'innovazione, dei brevetti e della proprietà intellettuale e della semplificazione amministrativa.
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