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Discariche: Italia deferita con multa a Corte di Giustizia

28/10/2010
La Commissione europea mette l'Italia al centro della sua attenzione sul tema rifiuti, non soltanto per il caso di Napoli. Anche la Lombardia è adesso nel mirino dell'esecutivo comunitario, per alcune discariche che contengono rifiuti pericolosi e costituiscono una minaccia per l'aria e le acque locali nei pressi di Milano. La mancata applicazione di una sentenza della Corte di Giustizia europea del 2004 ha obbligato la Commissione a deferire l'Italia alla Corte stessa.

A distanza di sei anni dalla sentenza una discarica è stata dismessa, ma altre due non sono ancora state bonificate. Su raccomandazione del commissario europeo all'ambiente Janez Potočnik, la Commissione sta rinviando a giudizio l'Italia e chiederà il pagamento di sanzioni pecuniarie. Le discariche sono ubicate in cantieri di ex proprietà di una impresa chimica nei comuni di Rodano e Pioltello, e contenenti rifiuti industriali.

Queste discariche rappresentano un pericolo per la salute umana e per l'ambiente fin dal 1986. Nel 1999 sono state introdotte misure di protezione urgenti per le acque sotterranee, al fine di mantenere artificialmente le falde a un livello basso e quindi evitare la contaminazione delle acque. I rifiuti delle discariche rappresentano inoltre una minaccia per la qualità dell'aria.

Sulla base delle ultime informazioni disponibili, soltanto una delle discariche è stata bonificata. La maggior parte dei rifiuti nella seconda discarica non è ancora stata rimossa e la bonifica della terza discarica è appena cominciata. Le autorità italiane prevedono che i lavori saranno ultimati entro marzo 2011. Il tutto è insufficiente, secondo l'esecutivo comunitario, che propone sanzioni a carico dell'Italia. La Commissione chiede alla Corte di comminare sanzioni pecuniarie che consistono in un'ammenda giornaliera di 195.840 euro a decorrere dalla data della seconda sentenza della Corte fino ad avvenuta applicazione della decisione, nonché in una somma forfettaria che corrisponde a 21.420 euro per ogni giorno decorso dalla data della prima sentenza della Corte fino alla seconda sentenza della Corte. L'articolo 260 del Trattato di Lisbona prevede questo trattamento.

La direttiva violata costituisce uno strumento fondamentale di tutela della salute umana e dell'ambiente contro gli effetti negativi della raccolta, del trasporto, dello stoccaggio, del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti, e obbliga gli Stati membri dell'UE a eliminare i rifiuti, senza mettere in pericolo la salute umana e l'ambiente.

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