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Artigianato Veneto: ultimi 30 mesi persi 1 lavoratore su 7

16/11/2010
Si aggrava la crisi occupazionale dell’artigianato veneto: nei primi sei mesi dell’anno i dipendenti sono calati del 2% che equivale a 3800 posti di lavoro in meno. Il calo si somma a quelli dei quattro semestri precedenti, portando ad oltre 15 punti la percentuale dei posti di lavoro persi dall’inizio della crisi: “Dall’inizio del 2008 c’è quasi un lavoratore su sette in meno, nelle nostre aziende –commenta il presidente regionale della Confartigianato, Claudio Miotto-. E’ come se fossero spariti tutti gli occupati nell’artigianato dell’intera provincia di Venezia! Ciò vuol dire che l’uscita dalla crisi è molto più lenta di quanto si prevedesse, e che in ogni caso c’è il rischio che la ripresa trovi il settore troppo debilitato per approfittarne. C’è da aggiungere che il calo occupazionale in alcuni casi assume le caratteristiche dell’ emergenza: per i dipendenti sotto i trent’anni, ad esempio, si registra un crollo a dir poco allarmante; stiamo giocandoci il futuro”.

Il calo occupazionale del primo semestre nell’artigianato regionale è stato determinato soprattutto dalla congiuntura fortemente negativa dell’edilizia. In questo settore, il più “ricco” di imprese, si è perduto il 5,3% dei posti di lavoro. Ancora peggio è andato il settore del legno, che è collegato all’edilizia: meno 6,5%. Ma anche altri due comparti importanti dell’artigianato regionale hanno chiuso il primo semestre con pesanti arretramenti: il tessile- abbigliamento- calzaturiero è calato del 3,8%, quello meccanico del 2,3%.

E’ andata meglio ad altri comparti: l’importante settore dei trasporti ha accresciuto l’occupazione dello 0,7%, l’alimentare dello 0,9%.

A perdere il lavoro sono stati soprattutto i giovani: per i dipendenti fino a 18 anni il calo è stato del 28%, un po’ maggiore per i ragazzi (meno 29,1%) che per le ragazze (meno 25,7%). La percentuale dei dipendenti ultra cinquantenni è invece aumentata di 7,8 punti, anche a causa della diminuzione complessiva dei posti di lavoro. Sembra che le aziende mantengano il posto di lavoro al personale con maggiore anzianità (ed esperienza) e soprattutto che lo privilegino anche nelle assunzioni per le agevolazioni contributive ad esso legate.

“Si confermano la crisi dell’apprendistato e la mancanza di un valido apporto formativo da parte della scuola -commenta Miotto- In questo settore occorre uno sforzo innovativo reale, le istituzioni preposte debbono dimostrare concretamente la propria utilità. Più in generale, occorre che assieme all’Assessorato regionale al Lavoro si stabilisca una road map di interventi per il lavoro che non si limiti alle politiche passive ma preveda leve di sviluppo per le nostre imprese. In particolare noi proponiamo la predisposizione di un “pacchetto giovani” ed uno per i “disoccupati”. Il primo con strumenti che migliorino l’inserimento nel mondo del lavoro come l’apprendistato, gli stage aziendali e la job creation. Il secondo rivolto anche ai lavoratori autonomi o parasubordinati rimasti privi di occupazione che ponga al centro lo strumento dello stage al fine di accorciare i tempi di reinserimento e la dicotomia tra formazione esterna e nuova occupazione”.

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