Dal Consorzio di bonifica Brenta parte un chiaro monito
«L’idrovora di Brentelle, uno dei cinque impianti di sollevamento del Consorzio – spiega Cuman –, funzionando ininterrottamente nel momento di massima criticità ha protetto un bacino scolante di 2.000 ettari, per lo più urbanizzati, corrispondenti alla periferia nord di Padova, nei comuni di Veggiano, Mestrino, Selvazzano, Saccolongo e Rubano. Il canale Brentella, che collega i fiumi Brenta e Bacchiglione, è fondamentale per scolmare le piene: ma quando se ne parla è indispensabile ricordare la necessità di realizzare a monte, a confine tra il Trentino e il Veneto, l’invaso del Vanoi che consentirebbe di migliorare notevolmente la sicurezza idraulica nel bacino del Brenta».
L’utilità e l’urgenza serbatoio del Vanoi è stata ulteriormente confermata durante i recenti episodi alluvionali, quando proprio la presenza di un bacino a monte (il lago del Corlo, nel bellunese) ha fatto sì che il fiume Brenta non provocasse gli stessi danni che il Bacchiglione ha causato nel Vicentino.
«A tutt’oggi quando c’è troppa acqua nessuno la vuole, al contrario di quando ce n’è poca. Ebbene – ribadisce il presidente Cuman – questa mentalità va superata al più presto, intervenendo per prevenire i problemi anziché limitarsi a gestirli quando si presentano. Non è comunque mai troppo tardi per imparare, anche se c’era già stata l’alluvione del 1966: allora la commissione-De Marchi aveva già dato precise indicazioni, molte però sono rimaste sulla carta. C’è ancora chi parla dei Consorzi di bonifica come di “carrozzoni” inutili, ma i fatti dimostrano il contrario alla faccia degli slogan che testimoniano una palese ignoranza della realtà».
Mentre per il bacino del Vanoi non resta che auspicare che le istituzioni del Veneto e del Trentino ne accelerino la realizzazione, il Consorzio Brenta ha già pianificato decine di progetti ed interventi per oltre 373 milioni di euro, posti all’attenzione della Regione Veneto, in attesa di finanziamento pubblico.
«L’alluvione di inizio novembre ha provocato danni alle opere consortili per 700 mila euro – aggiunge Umberto Niceforo, direttore del Consorzio – soprattutto nell’idrovora di Veggiano che è stata completamente allagata dall’esondazione del fiume Tesina Padovano. Ma fortunatamente il pieno funzionamento dell’idrovora Brentelle ha salvato i centri urbani a nord di Padova. Abbiamo inoltre segnalato alcune opere prioritarie a favore delle zone oggetto degli eventi, per un importo di 8.300.000,00 euro».