Costruzioni Veneto: nel 2011 miniripresa grazie a Piano Casa
RISULTATI 2010
Se i dati 2009 hanno indicato una diminuzione del -14,8% degli investimenti e tutti i segnali congiunturali sono stati negativi (imprese -1,4% e addetti -4,3%), le previsioni del 2010 ne indicano un ulteriore calo del -10%. Complessivamente nel periodo 2007-2010 gli investimenti in valori costanti diminuiranno del -27,5%. La crisi è stata percepita in modo più consistente nella prima parte del 2010, mentre il terzo trimestre ha iniziato a mostrare una leggera inversione di tendenza. 600 le imprese intervistate a trimestre: nel I trimestre 2010 calo fatturato -7,5% e ordini -4,7%; nel II trimestre fatturato -2,3% e ordini -1,4%; nel III trimestre fatturato -0,9% e ordini -1,2%. Alla fine del terzo trimestre 2010 il settore contava quasi 75 mila imprese attive (16,3% della base imprenditoriale veneta), in diminuzione del -1,2% rispetto allo stesso periodo del 2009. Diminuiscono le società di persone (-2,8%) e le ditte individuali (-1,6%), mentre crescono le società di capitale (+2,2%) e le altre forme (+3,4%).
PREVISIONI 2011
Grazie all’andamento delle domande di ristrutturazione (36%) e del piano casa si intravede una ripresa già a partire dal 2011. Le previsioni indicano una crescita del mercato in termini reali dell’1,7%. Dopo una fase di caduta, il mercato delle costruzioni veneto è arrivato alla fine della propria spirale negativa e, salvo imprevisti fattori congiunturali, ripartirà.
FOCUS PIANO CASA IN VENETO
Dopo una fase di lento avvio, i mesi post estivi hanno evidenziato una decisa accelerazione nell’uso del provvedimento da parte delle famiglie e, solo in piccola parte, delle imprese. L’indagine, che ha interessato 140 comuni con un tasso di risposta pari a circa il 60%, rivela che a fine 2010 le domande presentate in Veneto sono state circa 18.300 nel comparto residenziale e circa 900 in quello non residenziale, per un totale di 19.200 richieste con un tasso di crescita mensile del 15%. Le 18.300 domande residenziali riguardano 1.250.000 metri cubi, pari al 13% delle nuove volumetrie ultimate nel 2010, per interventi dalla volumetria media di 70 metri cubi: nel settore residenziale veneto il piano casa potrebbe avere un reale effetto anticongiunturale nel mercato. Le 900 domande non residenziali riguardano invece 155.000 metri cubi, pari all’1,5% delle nuove volumetrie ultimate nel 2010, per interventi dalla volumetria media di 170 metri cubi, che salgono a 1.150 metri cubi per gli ampliamenti nel settore ricettivo: nel comparto non residenziale il piano casa ha avuto finora un impatto molto modesto. L’89% delle domande fa riferimento esclusivamente all’art. 2 della Legge (incremento 20% degli edifici). Il volume d’affari che verrà attivato dal totale degli interventi è stimato intorno ai 580 milioni di euro, dei quali 500 per l’edilizia residenziale, pari all’8% degli investimenti in nuove costruzioni residenziali nel 2010. Il piano casa sarà il principale artefice della miniripresa del mercato nel 2011.
Uno degli effetti principali della “scarsa utilizzazione” rispetto alle potenzialità può essere imputato al sistema dell’offerta. Le 600 imprese dell’Osservatorio Unioncamere del Veneto, da una prima iniziale attenzione, sono poi passate ad un disillusione nelle aspettative: solo il 7% delle imprese continua a giudicare molto positivamente il provvedimento per il rilancio del mercato, mentre l’area di scettici sale dal 56% al 66%. Le potenzialità tuttavia sono ancora da cogliere: nonostante la recessione economica, in Veneto le domande per agevolazioni relative alle ristrutturazioni (36%) sono state in forte crescita nel 2009 (56.587 contro le 48.663 del 2008) e nei primi sette mesi del 2010 hanno raggiunto la quota di 34.264 domande, con un incremento del 16,7% sullo stesso periodo dell’anno precedente.
«Il settore edile rappresenta il 5,8% del Pil veneto con 11 miliardi e 150 milioni di euro – sottolinea Federico Tessari, presidente Unioncamere Veneto –. Alcune settimane fa imprenditori e lavoratori hanno manifestato a Roma per esprimere il malcontento del settore stretto fra patto di stabilità, ritardi nel pagamento di lavori finiti e norme che obbligano a pagare l’Iva anche sull’invenduto. Anche per il piano casa è necessario un ulteriore sforzo: applicare la possibilità d’ampliamento pure ai centri storici, prorogare la legge a tutto il 2012, estendere la Dia alle nuove costruzioni e ristrutturazioni anche laddove non sia demolito l'intero edificio. In ogni caso, le categorie non devono lottare per la suddivisione dei posti, ma lavorare per perseguire il bene comune delle imprese».
«Chiudiamo un triennio terribile. Ma, come in ogni crisi, - afferma Sergio Benetello, presidente CEAV- ci sono possibilità di uscita e di ripresa. Sul lato della domanda, ad esempio, va sfatato il luogo comune di un Veneto saturo di alloggi. La domanda residenziale è ben lungi dall’essere soddisfatta e anzi eserciterà nel prossimo futuro una pressione nel social housing, ovvero l’edilizia sociale di qualità per il ceto medio. In Veneto le famiglie, a cui il mercato residenziale fa riferimento, crescono da anni il doppio (+13,8% tra il 2001 ed il 2008) dell’incremento demografico (+7,2% nello stesso periodo). L’edilizia deve concentrarsi su queste esigenze e sulla riqualificazione. Serve però una nuova politica di intervento pubblico, che realizzi edilizia con piani di investimento e rientro finanziario a 30 anni, e con una politica degli affitti in grado di calmierare il mercato. Il mondo delle costruzioni ha già in se le potenzialità per ripartire ».
«Anche se dagli ultimi aggiornamenti sullo stato di attuazione del piano casa emerge una certa accelerazione, tuttavia siamo ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi che tale strumento si era posto. I suoi effetti anticongiunturali di fatto non si sono realizzati e il permanere della grave crisi del settore lo dimostra – commenta il presidente di Ceva Roberto Strumendo –. Si tratta di un provvedimento che aiuta le imprese a sopravvivere, ma non certo a ripartire. Non è il toccasana dell'edilizia ma va comunque confermato e potenziato. Oggi più che mai rimane il problema del rilancio complessivo del settore: si deve concedere ai comuni la possibilità di realizzare piccole opere di manutenzione del patrimonio edilizio, allentando la morsa del patto di stabilità; è necessario l'avvio di nuovi piani di edilizia popolare, di opere infrastrutturali e bisogna promuovere l'erogazione di maggiori incentivi all'edilizia sostenibile e innovativa».
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