I consorzi di bonifica italiani, esempio anche per i cinesi
Il confronto, però, è stato foriero di confortanti verifiche: la gestione idrogeologica è simile in entrambi i Paesi, affidata alle risorse pubbliche per i grandi interventi mentre, in ambito locale, conta sull’integrazione fra pubblico e privato, rappresentato da realtà di autogoverno, che si chiamano consorzi di bonifica in Italia ed organizzazioni collettive d’economia rurale in Cina.
Assai diverse sono, però, le realtà dimensionali ad iniziare dalla considerazione che lo Zehijang è “solo” una provincia, ampia però 101.800 chilometri quadrati e con quasi 47 milioni di abitanti; il P.I.L. pro capite è pari a 42.214 yen, capace di farne una delle realtà più prospere e dinamiche della Cina. In questo ambito operano circa 10.000 (!) organizzazioni collettive di economia rurale, la cui superficie media è di 100 ettari; in tutta Italia i consorzi di bonifica sono 134, ma la loro superficie media è 133.000 ettari. Detto questo, sono molte le analogie emerse, compreso il meccanismo elettivo degli organismi consorziali.
“Gli ospiti cinesi si sono dimostrati particolarmente interessati – commenta Gargano – agli aspetti normativi e manutentori, ma anche al confine tra competenze statali e consorziali. Ciò che ci inorgoglisce è lo scoprirsi punto di riferimento per realtà lontane; è un tributo importante ad una presenza costante sul territorio e che dimostra quotidianamente una capacità progettuale ed operativa, ormai riconosciuta anche all’estero”.
foto dell'incontro