Assessore di belle speranze
11/02/2011
Dando per scontate buona fede e buona volontà (le concedo sempre fino a prova contraria), hanno davvero di che preoccuparsi quanti, nel settore agricolo e forestale veneto, stanno manifestando, spaventati per il futuro del loro posto di lavoro: non solo la Regione deve fare fronte a tagli complessivi per 530 milioni di euro (circa il 30% delle risorse allocabili) ma, per il settore primario, le idee esposte dall’assessore competente, Franco Manzato, sono, a dir poco, “generalgeneriche”, praticamente impossibilitato a qualsivoglia scelta concreta e rinviando ogni decisione al Consiglio Regionale, dove si cercherà di reperire 6 milioni di euro per evitare tagli occupazionali, che avrebbero pesanti ripercussioni sul territorio. Il disperato (davvero) tentativo è di ottimizzare le risorse, unendole ad altri servizi assimilabili: ad esempio, delegare, alle aziende agricole, alcune prestazioni nel settore ambientale. Per il resto, le priorità (ahimè) di principio sono i giovani (oltre un migliaio di nuove aziende nel più recente triennio), la qualità (ormai un prerequisito), l’innovazione tecnologica, la sburocratizzazione, nuovi strumenti finanziari, il rafforzamento della presenza in Europa: insomma, cose giuste, ma ovvie. Si procederà inoltre ad una revisione, anche logistica, dei rapporti fra assessorato all’agricoltura ed enti strumentali, quali AVEPA e Veneto Agricoltura; quest’ultimo dovrà concentrarsi “sull’innovazione finalizzata al reddito delle imprese rurali”. Ma perché, finora (in oltre 15 anni di governo di centro-destra) si sono trastullati?
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