Ancora giù occupazione straniera in piccole imprese venete
Complessivamente nel sistema lavorativo Veneto si contano oltre 26mila disoccupati stranieri, cioè il 21,1% del totale dei senza lavoro. Questo permette di calcolare un tasso di disoccupazione straniero pari al 10,4%, contro il 5% riferito agli italiani.
Questi alcuni dei risultati dell’indagine semestrale sull’occupazione straniera nelle piccole imprese venete condotta dalla Fondazione Leone Moressa riferita agli ultimi sei mesi del 2010 e che ha coinvolto 600 imprese venete con meno di 19 addetti.
La presenza straniera nelle piccole imprese venete. Nel Veneto, tra le imprese che oltre ai soci e ai titolari annoverano anche altri addetti (come dipendenti, collaboratori…), il 37,4% si avvale di manodopera straniera, soprattutto se si tratta di imprese dell’edilizia (43%) e della manifattura (38,8%). Mediamente le aziende di piccola dimensione contano negli organici 2 stranieri, quasi il 9% dell’intera forza lavoro occupata in tali realtà imprenditoriali.
La grande maggioranza degli stranieri che lavorano in queste imprese (86,9%) sono inquadrati con contratti a tempo indeterminato. La percentuale rimanente si distribuisce per il 6% tra dipendenti a termine e per il 7,2% tra collaboratori, interinali e apprendisti.
Il motivo principale che induce le imprese a fare ricorso al lavoro straniero può essere ritrovato, nel 71,8% dei casi, nella difficoltà di trovare manodopera locale, nonostante la crisi. La richiesta di lavoratori stranieri in parte può essere ricondotta ad una migliore affidabilità e serietà degli stranieri rispetto agli italiani (10,4%) e solo in parte al fatto che accettano più facilmente mansioni meno qualificate (6,7%) o perché sono più disponibili a lavorare al di fuori dell’orario consueto (3,1%).
Aspetti qualitativi della manodopera straniera. La modalità di contratto tra l’impresa e il lavoratore straniero avviene nella maggior parte dei casi in maniera diretta (49,8%), dal momento che spesso è il lavoratore stesso a presentarsi direttamente per una sua autocandidatura. Il passaparola e la segnalazione tra imprenditori e lavoratori è stato all’origine dell’assunzione nel 34,3% dei casi, mentre risulta meno significativa l’intermediazione di agenzie per l’impiego o di associazioni di volontariato (15,9%).
Quanto alla valutazione da parte degli imprenditori intervistati sull’operato degli stranieri, non sembrano esserci particolari differenze con i lavoratori italiani: nella maggior parte dei casi è stata espressa una valutazione equivalente tra le mansioni effettuate dagli italiani e dagli stranieri (73,1%), mentre il 10,4% pensa che gli immigrati lavorino meglio degli italiani e il 16,5% ha un’opinione opposta.
Inserimento sociale. Nella maggior parte dei casi gli stranieri al momento dell’inserimento nell’azienda erano già in possesso del permesso di soggiorno (86,8%), mente il 13,2% l’ha ottenuto tramite l’azienda. Per le mansioni che essi svolgono viene richiesto un livello elevato di conoscenza della lingua italiana: in particolare, nel 51,2% dei casi si esige una conoscenza approfondita dell’italiano, mente per il 44,8% basta un livello tecnico o sufficiente. In generale gli stranieri che lavorano nelle piccole imprese venete hanno un buon livello di conoscenza della lingua italiana: il 22,1% addirittura ottimo, il 47,5% buono il 23,3% sufficiente.
Infine le modalità di pagamento: il 64,9% degli stranieri riceve il proprio salario tramite bonifico in conto corrente, il 27,6% con assegno e solo il 7,5% in contanti.
“La crisi che ha colpito le piccole imprese venete” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “ha comportato una riduzione del personale impiegato, soprattutto se straniero. I dati sulla presenza immigrata in queste strutture imprenditoriali della regione pongono questa realtà come soggetto promotore di vera integrazione economica e sociale. Oltre a garantire agli stranieri occupazioni sicure dal punto di vista contrattuale, e quindi redditi certi, la piccola impresa realizza le condizioni per relazioni sociali forti che partono proprio dai luoghi di lavoro. Sebbene la crisi abbia modificato le tradizionali dinamiche occupazionali, le imprese fanno ancora difficoltà a trovare manodopera locale. Nella speranza di una futura ripresa economica, la manodopera straniera continuerà ad essere richiesta dalle piccole imprese del Veneto, che trovano negli stranieri persone valide e affidabili a ricoprire alcuni mestieri ormai poco apprezzati dagli italiani”.
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