Brevetto UE: via alla cooperazione rafforzata
Nel frattempo, tutti gli altri Stati UE, ad eccezione di Italia e Spagna, hanno deciso di partecipare alla procedura: questi due paesi potranno entrare a farne parte in qualsiasi momento. Le obiezioni italiane e spagnole si riferiscono al regime linguistico, che per ora prevede la presentazione dei dossier di richiesta in sole tre lingue, quelle ufficiali dell'Ufficio europeo sui brevetti: inglese, francese o tedesco.
Il Consiglio dei Ministri europeo sulla competitività dovrebbe approvare la procedura di cooperazione rafforzata il prossimo 8 marzo. In seguito, la Commissione presenterà due proposte legislative: una sulla creazione del nuovo sistema comunitario di brevetti (con procedura legislativa ordinaria) e l'altra sul regime linguistico, che dovrebbe prevedere comunque la consultazione dei deputati europei. Tuttavia, la risoluzione del Parlamento di Strasburgo, approvata oggi con 471 voti a favore, 160 contrari e 42 astensioni, chiede pieni poteri legislativi per il Parlamento su entrambi i provvedimenti.
Gli Stati dell'UE hanno cercato per diversi anni e senza successo un accordo per la creazione del brevetto comunitario, con la questione della scelta del regime linguistico a bloccarne il proseguimento. Attualmente, i vari sistemi nazionali convivono con un modello europeo troppo complicato e costoso, che può arrivare a pesare 10 volte di più del brevetto USA sulle imprese europee.
Dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel dicembre 2009 è possibile aggirare l'ostacolo dell'opposizione di uno o più Paesi UE, com'è avvenuto in questo caso: si attiva la procedura di cooperazione rafforzata che significa, in parole semplici, che le regole valgono soltanto per i Paesi che sono d'accorso. La procedura permette insomma a un numero ristretto di Stati di avanzare su dossier sui quali non è possibile raggiungere un accordo unanime.
Le regole prevedono che un minimo di nove Stati membri possa iniziare la procedura in un'area legislativa di non esclusiva competenza comunitaria. È la seconda volta che tale procedura è utilizzata, dopo l'approvazione di quella in materia di divorzio transfrontaliero nel 2010. La procedura inizia dopo il consenso del Parlamento e l'approvazione del Consiglio dei ministri europei.
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