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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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Aperta indagine UE su area chimica di Cengio in Liguria

17/03/2011
La Commissione europea chiede all'Italia di conformarsi alle norme UE per garantire che un progetto di riabilitazione del sito chimico a Cengio, in Liguria non presenta rischi per la salute o l'ambiente. Finora l'Italia non è riuscita ad affrontare in modo soddisfacente il problema, e quindi, su raccomandazione del commissario europeo per l'ambiente Janez Potočnik, la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato alle autorità italiane, che hanno due mesi per rispondere. In mancanza di una risposta soddisfacente, la Commissione può deferire il caso alla Corte di giustizia europea.

Il caso riguarda la ristrutturazione di una ex area industriale di Cengio, che comprendeva una discarica di terreni contaminati e rifiuti pericolosi. La direttiva europea sulla valutazione dell'impatto ambientale dice che i progetti che possono avere effetti significativi sull'ambiente in virtù della loro natura, dimensione o ubicazione, devono essere sottoposti a una valutazione del loro impatto ambientale prima del rilascio dell'autorizzazione. La valutazione è obbligatoria per gli impianti di smaltimento dei rifiuti per la discarica di rifiuti pericolosi. Tuttavia, il progetto di Cengio è stato approvato dalle autorità italiane, senza essere sottoposto a questa procedura obbligatoria.

Dato che questo sito non è riconosciuto come una discarica o come una discarica riabilitata, questo può anche significare che i severi requisiti della direttiva sulle discariche di rifiuti per la protezione dell'ambiente e della salute umana non sono stati seguiti. Le discariche contenenti rifiuti pericolosi possono essere estremamente dannose per l'ambiente e la salute pubblica, dato che delle sostanze chimiche tossiche possono filtrare nelle acque sotterranee locali. Devono pertanto essere attentamente costruite, gestite e monitorate prima e dopo la loro chiusura.

Sul caso di Cengio, la Commissione europea ha inviato l'Italia una lettera di diffida il 9 ottobre 2009 evidenziando la necessità di garantire che questa categoria di progetti potenzialmente dannosi siano autorizzati, realizzati e controllati nel pieno rispetto delle due direttive citate sulla valutazione dell'impatto ambientale e sulle discariche. Ma nel frattempo l'Italia non è riuscita a convincere la Commissione che i requisiti necessari per tutelare la salute umana e sull'ambiente siano state soddisfatte, e quindi è partita la procedura europea.

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