L’export mette il turbo al Nord Est
L’outlook elaborato da Fondazione Nord Est su dati Istat mostra uno scenario di ripartenza giustificato dalla congiuntura dell’economia mondiale. «Siamo di fronte a una evoluzione che ci permette di parlare di ripartenza - osserva il presidente della Fondazione Francesco Peghin -. La crisi morde ancora, ma la proiezione è positiva per chi ha saputo aprirsi a processi evoluti di internazionalizzazione. E non sembra un fuoco di paglia, se consideriamo che il Fondo Monetario stima un +2,9% negli scambi di beni e servizi a livello mondiale del 2013 e la variazione attesa per il 2014 è del +4,9%».
Sono dati che partono da uno scenario peculiare. Infatti, come evidenziato nel recente Rapporto Nord Est, oggi il 50,9% delle imprese del Nord Est con più di 10 addetti intrattiene rapporti produttivi e commerciali con l’estero (un dato in crescita rispetto al 47,6% nel 2012 e superiore rispetto al 44,5% dell’Italia). «Il Nord Est mantiene un ruolo di avanguardia nell’esplorazione di nuovi mercati - rimarca Peghin -, anche se solo il 30,9% delle imprese vanta un’esposizione su estero superiore al 10% del fatturato al 30,9% (30,3% in Italia). Questo significa che le esperienze imprenditoriali di eccellenza non costituiscono un sistema, mentre si acuisce il divario con quelle che non riescono a entrare nelle reti lunghe delle relazioni produttive e commerciali».
Il problema rimane però la domanda interna praticamente «paralizzata». Un dato di fatto che pesa, perché «non si può vivere di solo export - evidenzia il presidente -. Con un surplus di 113 miliardi di dollari nella bilancia commerciale del 2012, l’Italia è già ai primi posti nel ranking mondiale della competitività negli scambi internazionali e questo grazie alla vitalità, alla qualità, alla capacità di innovazione delle imprese. Il sistema-Paese invece rimane ingessato, viziato dall’incapacità di chi governa le (insufficienti) politiche di sviluppo. La Legge di stabilità, senza veri tagli alla spesa e alle tasse, è un insulto per chi lavora e per chi fa impresa. E intanto le Pmi chiudono, soffocate dai paradossi di fisco e burocrazia».
Manifatturiero sulla ribalta. L'export a Nord Est galoppa nel terzo trimestre grazie ai comparti alimentare, tessile, abbigliamento e calzature, legno e più in generale grazie al manifatturiero (dal mobile all’oro, dai mezzi di trasporto al comparto macchine).
Lo sprint del FVG. I dati disaggregati per regione evidenziano che la performance migliore è del Friuli Venezia Giulia (+6,5%), grazie soprattutto a metalli di base (+12,5%) e macchine (+15,2%).
Risultato positivo (+6,1%) anche per il Trentino Alto Adige, con i comparti macchine, metalli di base e legno a trainare mentre l'agro-alimentare arranca.
Alimentare (+10,2%), tessile (+5,4%) e mezzi di trasporto (+8,3%) sono invece i comparti leader per il Veneto, che segna un +3,4% dell'export.
Euro-debolezza e ripartenza mondiale. L'area Euro è ancora debole, nonostante una positiva inversione di tendenza, mentre l'export del Nord Est gode soprattutto delle performance dei Paesi non-Euro (+4,7% Gran Bretagna, Danimarca e Svezia; +5,5% Est Europa). Prosegue la ripresa della domanda in Nord America (+10,3%), nel Far East (la Cina incrementa del 19,1%, il Giappone dell'8,8%) e nell’Africa settentrionale (+14,1%). Da segnalare invece la frenata dell’India (-12,1%).
Fonte: Fondazione Nord Est