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Edilizia a Venezia: in trincea, ma per vincere

24/12/2014
Edilizia a Venezia: in trincea, ma per vincere “E’ stato un anno da lacrime e sangue ed il prossimo non si preannuncia tanto diverso!”: è lapidario Antonio Vepignani, direttore A.N.C.E. Venezia nel disegnare la difficile congiuntura attraversata dal settore edile in una provincia mediamente più fortunata delle altre.

Per la prima volta, le aziende iscritte alla Cassa Edile sono scese sotto le mille unità, segnando un calo di circa il 6% nel periodo Aprile-Settembre affiancato da un ancor più preoccupante -10,8% nel numero degli operai occupati (un terzo è straniero); percentualmente ancora più pesante è il saldo negativo fra gli impiegati.

Sono soprattutto le aziende dedite ai lavori pubblici quelle in difficoltà maggiore, mentre restauri e ristrutturazioni ancora tengono grazie anche al Piano Casa regionale; un’altra boccata d’origine arriva dai primi segnali di inversione di tendenza nelle politiche bancarie, dove si stanno allargando le maglie del credito alle famiglie: ne è conseguenza un leggero aumento nelle compravendite. Anche nel settore edile poi si guarda all’estero: circa il 20% delle 210 aziende iscritte ad A.N.C.E. (Associazione Nazionale Costruttori Edili) Venezia opera regolarmente oltreconfine. L’altra faccia della medaglia, inevitabile in un libero mercato, è però la forte presenza di aziende non locali nell’ancora ricco mercato lagunare, soprattutto in centro storico.

“Sarà la specificità locale - incalza Vespignani - che porta tuttavia a sottovalutare opportunità come quella, che era rappresentata dalla “torre di Pierre Cardin”; la nuova scommessa ora si chiama regolamento edilizio, cui il commissariamento del Comune sta dando inaspettato impulso, sottraendo però lo strumento al democratico confronto cittadino.”

Restano sul tappeto i problemi di sempre: il ritardo della Pubblica Amministrazione nei pagamenti (sparirà purtroppo l’esempio virtuoso della Provincia di Venezia), l’alto costo del lavoro, l’eccessiva tassazione sulla casa.

In sede locale, il pericolo è non riuscire a circoscrivere il malaffare, per quanto eclatante, a specifici ambiti, attribuendo un’immagine negativa all’intero settore,che già sconta difficoltà di “riconoscibilità sociale” soprattutto fra i giovani; in questo quadro è sorprendentemente in crescita la presenza femminile, segno di una professione ricca di sfaccettature. Sullo sfondo incombe il problema del cambio generazionale: imprenditori non si nasce!

Fabrizio Stelluto

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