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Venezia 73- con Maren Ade l'ironia dei grandi maestri della commedia

09/09/2016
Venezia 73- con Maren Ade l'ironia dei grandi maestri della commediaPer le Giornate degli Autori, finalista per il premio Lux, passa il film di Maren Ade, giovane regista illuminata. ‘Già da bambina amavo scrivere. ‘ racconta la regista , sceneggiatrice e produttrice che ha sempre filmato storie che le appartengono con un linguaggio ricco ma discreto , straordinariamente permeato da una profonda conoscenza della psicologia umana . Infatti Maren Ade, tedesca , classe 1976 , quasi sconosciuta da noi , si è già aggiudicata un Orso d 'Argento a Berlino nel 2009 per ‘ Everyone else ‘ ed un premio al Sundance 2005 per il suo esordio ‘ The Forest for the Trees ’che descrive la perdita di punti di riferimento da parte di un’insegnante trasferitasi in città . Nel suo penultimo film ‘Alle Anderen ‘ il tema è la coppia , in questo caso due trentenni in vacanza , la cui interazione , unita al conflitto tra modelli di relazioni più tradizionali ed i rapporti moderni , crea una sorta di suspence .

Ma è con ‘ Toni Erdemann ‘ , trionfante a Cannes , ed ora qui a Venezia che si rafforza e conferma lo ‘stile Ade ‘, fondato su di un minuzioso spirito di osservazione , distacco formale dalla vita moderna , ed un’inclinazione alla satira quotidiana valorizzata dalla lucidità di analisi e dall’amore per l’assurdo , con una originalità che la rende unica tra i giovani emergenti. In realtà può essere considerata una dei rari registi che tenta con successo di reinventare le strutture narrative . In quasi tre ore, che scorrono travolgenti , si racconta una relazione tra un padre ed una figlia . La giovane donna in carriera è praticamente una ‘ tagliateste’, (si occupa di rinnovamento di economie locali ) con tutte le caratteristiche del ‘phisique du ròle ‘ : tailleur , chignon algido , ed animo puntuto come i suoi tacchi a spillo. Ha preso le distanze dal padre ,ex insegnante di musica , trasgressivo e non osservante di alcuna ipocrita regola sociale . Dopo un fallitissimo tentativo di riavvicinamento , il padre scompare per ritornare diverso , sotto altre spoglie (quelle di Toni Erdemann) , con parrucca e denti finti , bizzarro uomo d’affari , ma con la medesima tendenza a dissacrare e smantellare i riti sociali e l’ipocrisia che creano l’infelicità strutturata della figlia. Il film è pure commovente senza essere sentimentale , parla di ciò che accade agli affetti , alla compassione , all’umanità , criticissimo verso un mondo in cui la carriera deve essere il fulcro della vita. E la protagonista non sa nemmeno immaginare un’ipotesi di vita a fianco del lavoro totalmente invasivo.

Ermann è senza misura , sgradevole . La vergogna che prova la figlia di fronte ai suoi scherzi accomuna lo spettatore , il disagio deborda fuori dallo schermo , esattamente come gli imprevisti che rendono il film a tratti molto esilarante , comico addirittura , pur mostrando un rapporto padre - figlia in tutta la sua complessità . Il film è decisamente molto audace , quasi sfrontato poiché disturba con scherzi grotteschi un soggetto tradizionale rendendolo squilibrato per le funamboliche apparizioni del padre. La solitudine interiore dei due personaggi potrebbe portare a situazioni patetiche , invece si fa beffe del cinema d’autore serioso e troppo autoreferenziale. Quasi un documento sull’alienazione dei nostri tempi , con un confronto tra i due personaggi che rappresentano l’uno la fantasia , l’altro la regolarità ossessiva ed asettica. La sceneggiatura non è mai prevedibile , sbatte le gags in faccia allo spettatore , creandole dal nulla . I due attori , grandissimi , rendono forte il disagio del loro rapporto , costretto a passare attraverso l’artificio e la simulazione per conquistarsi il privilegio di esistere .

Maren Ade reimposta i codici della commedia e ci suggerisce che il mascheramento può essere l’unica possibilità per poter guardare all’incontrario (o all’antica ) il mondo , anche ai tempi della globalizzazione dove autorità , potere ed arida finanza appaiono inutili e meschini.

MARIATERESA CRISIGIOVANNI



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