Bene l’occupazione in Veneto, ma è precaria e sottopagata
A mettere a fuoco le dinamiche economiche e sociali di un mercato del lavoro sempre più divaricato è l’ultimo bollettino mensile “Statistiche flash” dell’Ufficio statistica della Regione Veneto. I giovani veneti, si legge, si trovano in una condizione di vantaggio rispetto ai coetanei delle altre regioni: il tasso di disoccupazione giovanile è del 20,9%, cioè 14 punti in meno della media nazionale ed anche i Neet (cioè i giovani che non studiano e non lavorano) sono solo 15 su 100, contro il 24 su 100 del complesso del Paese.
Si allarga la forbice tra le famiglie ricche e quelle povere con i giovani che sono i più penalizzati
Secondo “Statistiche Flash”, sono in aumento la percentuale di lavoratori con una bassa paga e quella degli occupati con un titolo di studio superiore a quello richiesto per svolgere la professione in cui sono impiegati. Nel 2017 i dipendenti in Veneto che guadagnano una retribuzione oraria inferiore a 2/3 di quella mediana sono il 6,8% e il 23,6% risultano essere i sovraistruiti, oltre 6 punti percentuali in più dal 2007. E si allarga la forbice della disuguaglianza sociale: nel 2016 il 20% delle famiglie più ricche deteneva un reddito complessivo pari a 4,3 volte quello del 20% delle famiglie più povere, un anno prima la distanza era di 3,8 volte.
“Non basta avere un lavoro per essere al riparo della povertà – annota Statistiche Flash – Lavori sotto inquadrati, part time involontario, contratti di lavoro a termine, ingresso ritardato dei giovani nel mondo del lavoro e bassi salari, sono tutti elementi che incrementano il rischio di povertà ed esclusione sociale. Non si tratta quindi solo di creare posti di lavoro, ma anche di sviluppare qualità nell’occupazione”.
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