La scuola sarà sempre più un problema per il sistema Italia
L’Italia ha innanzitutto un problema di popolazione, che invecchia. I giovani sono pochi, e in prospettiva serviranno meno insegnati. Il Ministero dell’Economia stima che la quota di PIL spesa per l’istruzione, già oggi al di sotto della media europea, in termini percentuali, scenderà dal 3,5% nel 2019 al 3,1% nel 2035, riflettendo il calo demografico in atto nel Paese. C’è il bisogno di rinnovare parte del corpo docente: quasi il 60% degli insegnanti italiani aveva 50 anni nel 2017, questo significa che in media circa il 4% potrebbe andare in pensione ogni anno nei prossimi 15 anni. Un quinto del corpo accademico ha più di 60 anni.
I giovani se ne vanno perché all’estero trovano più occasioni per far valere la propria laurea e guadagnare di più
Ma da una parte il numero dei laureati diminuisce a causa dell’aumento del numero di abbandoni, e dall’altra parte per molti neo-laureati il passaggio dall’istruzione al mondo del lavoro rimane un problema.
Tra i 30eni e i 34enni la percentuale di chi ha ottenuto una laurea è di quasi il 27%, notevolmente sotto alla media dell’Ue, che sfiora il 40% nella stessa fascia d’età. La situazione non migliora nemmeno per chi ha deciso di conseguire un titolo accademico altamente specializzante. Per questo motivo, molti più giovani cercano lavoro all’estero. La Commissione rileva che 28mila laureati hanno lasciato il Paese nel 2017 (+ 4% rispetto all’anno precedente).
La scuola italiana paga poco e offre anche meno. “Le limitate prospettive di carriera, unite a stipendi relativamente bassi rispetto a quelli di altre professioni altamente qualificate, rendono difficile attrarre i laureati più qualificati”, denuncia la Commissione. Risultato: i giovani se ne vanno.
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