Ikea restituisce i soldi: il lockdown non è stato così grave
Le trattative per questa inedita operazione sono state avviate con i governi di Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Irlanda, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna e Stati Uniti. «Ora che ne sappiamo di più rispetto a febbraio o marzo – ha dichiarato al Financial Times Tolga Oncu, retail operations manager di Ingka Group, la holding a cui fa capo, tra le altre divisioni, Ikea Retail – abbiamo deciso che la cosa giusta fosse dire ai governi “grazie, ci avete aiutato in questo periodo difficile e ora vi rendiamo la cortesia"».
All’inizio dell’emergenza sanitaria, la priorità di Ikea è stata proteggere la salute dei dipendenti chiudendo la maggior parte dei suoi 374 negozi nel mondo. Ma secondo l’analisi della multinazionale dell’arredamento, il lockdown, oltre a deprimere gli acquisti, ha messo in luce anche i punti deboli delle abitazioni, spingendo i consumatori a riversarsi nei negozi subito dopo la riapertura e sviluppando una notevole “domanda di ritorno” per il rinnovo di case e appartamenti.
Questo ha quindi sovvertito le previsioni di inizio crisi. Ma la decisione Ikea potrebbe avere anche una
motivazione più concreta della dichiarazione: “È importante per noi mantenere buone relazioni con le società e le comunità alle quali siamo vicini”. Non bisogna infatti dimenticare la che il colosso svedese dell’arredamento resta sotto la lente delle autorità europee per ragioni fiscali: la gran parte delle società del gruppo infatti ha sede nei Paesi Bassi e la Commissione europea ha recentemente esteso il raggio d’azione dell’inchiesta aperta nel 2017 sul trattamento fiscale disposto dall’erario olandese nei confronti di Ikea.
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