Po, Tevere, Adige e Lago di Garda restano in sofferenza
“Questi dati testimoniano che non bisogna illudersi- commenta Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni – Questo anomalo inverno ha finora impedito il formarsi di cospicue riserve nevose con evidenti rischi per il futuro delle risorse idriche del Paese. La conferma scientifica dei cambiamenti climatici in atto impone scelte politiche, non più coraggiose ma improcrastinabili per la nostra qualità della vita e per quella delle future generazioni, indirizzate al varo di un Piano nazionale per la realizzazione di piccoli invasi collinari o di pianura, l’utilizzo come invasi delle cave dismesse e di nuovi bacini idrici e per l’ampliamento, dove possibile, di quelli esistenti. Il tutto, naturalmente, deve essere concertato con le comunità locali, ma il divenire degli eventi atmosferici necessita di sollecite opzioni, per le quali l’ANBI ha già pronto un piano di interventi necessari”.
Resta difficile anche la situazione del fiume Po che, al rilevamento di Bondeno nel ferrarese, segna un livello di m. 4,34 sul livello del mare. Tale altezza idrometrica è inferiore a quella di 4,95 registrata nello stesso periodo dell’anno scorso (successivamente caratterizzato dal grave deficit idrico del principale fiume italiano) e conferma la tendenza ad una riduzione della portata, accentuatasi negli anni più recenti.
Pur con situazioni differenziate, non desta sostanziali preoccupazioni la situazione idrica negli invasi dell’Italia centro-meridionale ed insulare. Le riserve più basse si registrano in Sicilia, ma in tutte le regioni le quantità d’acqua trattenute sono in costante incremento.
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