“L’incultura fluviale mette a rischio anche il territorio"
Anche il territorio italiano è soggetto agli stessi rischi occorre dare maggiore diffusione ai principi della riqualificazione fluviale e dell’ingegneria naturalistica. “Prosegue Massimo Gargano solo realizzando opportune aree di espansione fluviale, in caso di piena, è possibile difendere i centri abitati; le stesse aree, in situazioni non di emergenza, diventano importanti zone umide, utili sia per l’habitat che per il tempo libero. Il fiume è un “corpo vivo” e che come tale ha bisogno dei suoi spazi: se glieli impediamo, prima o poi si ribella! Da anni, i Consorzi di bonifica insistono per creare vasche di laminazione delle piene a monte dei centri urbani a rischio; servono, però, adeguati finanziamenti. Proprio in questi giorni, a Vicenza, il Consorzio di bonifica Riviera Berica, d’intesa con il locale Genio Civile, ha presentato un articolato piano di interventi per migliorare la sicurezza idraulica della citt capoluogo: in un’area comunale di 47.000 metri quadri sar , tra l’altro, creata una vasca di espansione naturale sulla roggia Dioma, capace di trattenere fino a centomila metri cubi d’acqua; all’interno dell’area sar creato un bosco periurbano, migliorando la condizione ambientale complessiva. Costo complessivo degli interventi per la sistemazione del nodo idraulico, comprendente anche i fiumi Bacchiglione, Retrone ed il Rio Cordano: € 2.260.000,00 messi a disposizione dal Ministero per l’Ambiente. Proviamo a chiederci: quanto costerebbe economicamente un’alluvione, senza considerare il rischio per le vite umane? L’Italia, ricordiamo, è il Paese dove alla prevenzione si destina meno della met delle risorse spese per riparare i danni post-emergenze!” (nel periodo 1991/2005 sono stati stanziati dallo Stato solo 5.300 milioni; nel periodo 1993/2003, gli eventi alluvionali hanno altresì causato danni per circa diecimilaquattrocento milioni di euro, oltre a ben 343 vittime).
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