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Souvenir Srebrenica

10/04/2006
Lascia spazio a tante domande il film-documentario, presentato in anteprima nazionale al Cineteatro Italia di Dolo, sul massacro che l’esercito serbo ha operato nella città bosniaca di Srebrenica l’11 luglio del 1995. Perché la Nato non è intervenuta a difesa della popolazione civile e l’Europa è rimasta a guardare? Perché nessuno ha pagato per i quasi novemila morti in due giorni? E ancora, che futuro si può immaginare per questa terra, dilaniata dalla guerra, a due passi da casa nostra?

E’ con questi irrisolti punti interrogativi che i due autori di “Souvenir Srebrenica”, l’attrice Roberta Biagiarelli ed il giornalista scrittore Paolo Rumiz, fanno breccia nel cuore dello spettatore che dopo aver visto le immagini di guerra e ascoltato le parole dei sopravvissuti non può non interrogarsi sul perché di quel massacro, sparito dalle discussioni politiche e dalla stampa.

Il progetto del film infatti, nasce proprio per riaprire una riflessione sulla strage bosniaca in occasione del suo 11° anniversario, come ha raccontato l’attrice Roberta Biagiarelli: “Mi sono occupata per anni di Srebrenica, ho raccolto immagini, incontrato e ascoltato le persone protagoniste di quei terribili giorni ed è nato uno spettacolo teatrale che ha girato l’Italia con oltre 700 repliche. Ma non bastava. Volevo fare qualcosa di speciale che fosse in grado di girare velocemente il mondo e di informare quante più persone possibili”.

E grazie all’incontro con il giornalista triestino Paolo Rumiz che ha messo a disposizione la sua esperienza professionale e la voglia di dare voce alle ingiustizie subite dalla popolazione civile di Srebrenica, ha preso vita il film-documentario per la regia di Luca Rosini e prodotto dalla stessa Biagiarelli.

“Siamo tutti complici di quello che è successo aldilà del mare Adriatico – concludono gli autori – pur di chiudere in fretta la partita sui Balcani l’Europa ha chiuso gli occhi, ha lasciato campo libero all’esercito serbo nella città di Srebrenica in cambio della liberazione di Sarajevo. E questo film da voce ai morti, perché parlando di quei morti si fa giustizia ai vivi”.

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