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L'Orchestra d'Archi Italiana in scena a Rovigo

03/05/2007
La annuale rassegna concertistica organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che quest'anno porta il nome di "Frammenti" in celebrazione della straordinaria opera di recupero artistico degli affreschi di Andrea Mantenga contenuti nelle Capella Ovetari della Chiesa degli Eremitani a Padova distrutti dopo i devastanti bombardamenti del marzo del 1944, ospiterà un ciclo di appuntamenti, dislocati tra il padovano è il rodigino, dove la protagonista principale sarà una delle più innovative formazioni musicali in Italia: l'Orchestra d'Archi Italiana sarà in scena il 7 maggio alle ore 17.00 nella Sala 'Giuseppe Rigolin' presso il CENSER di Rovigo. Nessuna attenzione maniacale per attacchi e passaggi, ma tanta generosità di suono, cura del timbro, ricerca di un fraseggio mai scontato: é la lezione ferrea e illuminante del suo fondatore, Mario Brunello che per l¹occasione vestirà i panni del direttore e del violoncellista. Musicista dall¹incredibile sensibilità artistica, dotato di un forte senso interpretativo, suona con tutte le più grandi orchestre nei centri più importanti del mondo e con direttori prestigiosi (tra i quali Claudio Abbado e Riccardo Muti). Profondo conoscitore delle possibilità del suo strumento, musicista onnivoro ed interessato ad ogni forma musicale, Brunello è anche un insaziabile sperimentatore. Ha collaborato e collabora con musicisti jazz, attori e sempre le sue interpretazioni ed invenzioni lasciano il segno sul pubblico e sulla critica. In accordo con il tema che si intende affrontare in questa rassegna concertistica, lo stesso Brunello ha affermato che per la scelta della programmazione musicale ³è stato fatto un parallelo nel mondo della musica e pensato che i musicisti che creano e frequentano la musica 'colta' contemporanea, l¹improvvisazione, il jazz e che provengono da una formazione 'classica', hanno nel loro bagaglio musicale un'immensa quantità di tessere musicali e perciò potevano tentare dei restauri di frammenti di musica del passato. Tentare di ricostruire e colorare un opera musicale probabilmente esistita solo nella mente del compositore dell'epoca.'

Da qui è nata l'esigenza di studiare un programma che ruotasse attorno a questa idea di restauro. Il concerto è composto sostanzialmente di due parti: una dedicata alla figura di Igor Stravinskij, il compositore che ha dato un volto moderno alla musica antica; la seconda alle figura di Giovanni Sollima, violoncellista e compositore palermitano, e a quella di Peter Sculthorpe, un noto autore australiano proveniente dalla Tasmania.

In apertura Tres Sacrae Cantiones di Gesualdo da Venosa, tre madrigali arrangiati da Stravinskij cui il recupero di tali forme canoniche di contrappunto si collega perfettamente alla moderna tecnica della musica seriale: per questo è considerata l¹ultima opera importante della tarda maturità stravinskijana. Il gusto politonale emerge anche dal successivo Concerto in re per archi scritto anch¹esso dal musicista russo: in questo caso il legame con il passato è il rifacimento dei concerti grossi di Arcangelo Corelli dove le originali parti dei soli vengono ora sostituite da due violini e dalle viole.

L'altra 'faccia' di questo concerto è costituita dallo Spasimo per violoncello, archi e percussioni di Giovanni Sollima. Tale brano era stato scritto per celebrare i lavori di recupero delle parti fatiscenti della Chiesa di Santa Maria dello Spasimo a Palermo, purtroppo mai ultimati: la suggestione nasce dall¹ispirazione agli altari, alle porte e ai quadri che dovevano essere posti in questa chiesa che alla fine è rimasta solo un cantiere. L¹autore, partendo dalla proiezione mentale di ciò che sarebbe stata la chiesa se fosse stata terminata l¹opera di restauro, ne ha ricreato musicalmente gli ambienti.

Altro pezzo che affonda le proprie radici nel passato è il Requiem per violoncello solo di Sculthorpe: come in tutta la sua produzione artistica, è forte anche il legame con la tradizione musicale aborigena. Una singolare fusione tra sacro e popolare caratterizza questa composizione: quando il testo del Requiem è in prima persona viene usato il canto gregoriano; quando invece compare la terza persona, Sculthorpe impiega la sua musica che nasce dai fascini e dai colori dell¹outback australiano uniti alla ritmica delle percussioni aborigene e dal suono vibrante ed emotivo del didjeridoo.

I presupposti sono quelli di un evento trascinante dove viene dato molto spazio all¹immaginazione che si deve orientare in un atmosfera magnifica e sognante. Gli interpreti non hanno bisogno di ulteriori presentazioni: maestri del suono. Sarebbe un incubo mancare.

Ingresso gratuito sino ad esaurimento dei posti



Per informazioni:

Fondazione Cassa di Risparmio Padova e Rovigo

tel. 049 8761855 ­ www.fondazionecariparo.it

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