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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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Bullismo? No, grazie!

20/09/2007
Bullismo? No, grazie! Al punto che la Provincia di Rovigo e il CUR - Consorzio Università Rovigo, si sono uniti per contrastare con fermezza un fenomeno sempre più diffuso. Ne deriva una chiave di lettura che ci fornisce una “vittima”, una bimba extracomunitaria. Si tratta di un problema forte, e di fronte alla sua imperante diffusione, diventa ancora più importante segnalare e sottolineare le risposte positive che ci arrivano dalle vittime: comportamenti che hanno il coraggio di contrapporsi a chi fa della violenza un arma quotidiana, azioni che fanno pensare e che smorzano la sicurezza “indistruttibile” del Bullo. Fenomeni di bullismo sempre più diffusi in ambito scolastico e extra-scolastico. Il Bullismo è un fenomeno in crescita e riguarda soprattutto bambini e adolescenti in una fascia compresa tra i 7-8 anni e i 14-16 anni. E spesso gli atti del bullo, restano per lo più avvolti nel silenzio delle vittime che si vergognano o hanno paura. Gli sforzi fatti dalla Provincia di Rovigo e dal CUR – Consorzio Università Rovigo nella sensibilizzazione al bullismo nelle scuole, sortiscono dei risultati concreti. Le due importanti iniziative promosse, il corso on line “Bulli? No, grazie” e il concorso “Le Vignette di Bullo”, hanno fornito a studenti e docenti un pretesto al dialogo, al confronto e alla riflessione; hanno tracciato un percorso, che ha fatto emergere paure e testimonianze, che ha contribuito a rendere palese il fenomeno e a superare proprio quella vergogna e quel silenzio che fanno del prepotente un vincente.

Ciò che è emerso, è la conferma che tanti sono gli episodi di Bullismo, ma che altrettante possono essere le risposte. Attraverso l’analisi dei dati che scaturiscono dal corso, non vogliamo fornire un quadro realistico, che di per sé avrebbe poco di costruttivo, ma prospettare una vera e propria soluzione. La chiave di lettura ci viene data da un’adolescente extracomunitaria: una risposta particolarmente positiva ed intelligente al problema! Una presa di posizione coraggiosa, testimonianza importante di chi vive in prima persona le conseguenze di un atteggiamento di sopruso psicologico.

K.S. ci racconta così la sua storia, sottolineando la drammaticità psicologica degli effetti di un “gioco” crudele: “La parola bullo suona molto comune ai ragazzi di oggi. Ad alcuni questa parola non fa effetto, alcuni in questa parola vedono se stessi e ad alcuni ricorda un esperienza bruttissima. Io, fino a pochi giorni fa, l’ho vissuto sulla mia pelle, e vi assicuro che non è così difficile come sembra: è molto di più.”

Inizia così a raccontare una storia “indimenticabile”, causa di paure e sofferenza. Tutto inizia per gioco, con battute “innocue”, molto frequenti, “quasi” normali. Ma il gioco non si ferma: il “bullo” capisce che con lo scherno, con l’accanimento verso il più debole, conquista i compagni, appare più forte, diventa un “leader”. Bullo quindi per divertimento e per bisogno di attenzione.

Intanto la “vittima”, che in pubblico finge di star bene, di non prendersela per quelle “battute” di cattivo gusto, piange, si isola, non ha più voglia di studiare, ha paura di affrontare la quotidianità scolastica; si sente stupida, diversa, estranea ancor più che straniera.

“Mi sentivo inutile. Venire da un altro paese, non conoscere la lingua, non sapere niente di questo mondo, molto diverso da quello in cui hai vissuto e da quello che hai immaginato: aggiungendo anche questa storia ti senti non accettata, diversa.”

Finché un giorno non ce la fa più e invece di disperarsi, trova il coraggio di ribellarsi: “Non avevo il coraggio di andargli contro, ma tutta questa storia, questo dolore ti dà la forza, ti fa tirare fuori la grinta che neanche sapevi che ci fosse dentro di te”. Decide quindi di parlare, di scrivere direttamente al bullo, urlando la sua rabbia: “La storia continua, ma a me non importa più di tanto, perché lui non è migliore di me, e questo è più un problema suo che mio. Da questa esperienza ho capito che bisogna vivere la vita al cento per cento, dare più importanza al sorriso, essere contenti di quello che siamo, e soprattutto essere sicuri e credere in noi stessi.”

Una storia di ordinaria quotidianità, ma importante proprio per la sua carica esemplare: un esempio di coraggio, fermezza e ottimismo. Una risposta intelligente e positiva in un panorama di sofferenza e rassegnazione, una testimonianza che deve fungere da esempio per tutti: affinché ogni vittima trovi il coraggio di ribellarsi al dolore, ed ogni bullo sia costretto a far fronte alle conseguenze del suo comportamento.

Ufficio Stampa

Dott.ssa Stefania Pellegrini

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