Tosca di Giacomo Puccini
Gli abbonati della stagione lirica 2007 – 2008 che hanno acquistato in fase di sottoscrizione abbonamento il biglietto per l’opera La leggenda del serpente bianco, inizialmente programmata a luglio 2008 e annullata non essendo pronta e non potendo essere rappresentata entro le date previste dal programma originale, saranno rimborsati del totale costo del biglietto (20€) presentando il biglietto stesso, integro in tutte le sue parti alla biglietteria del Teatro La Fenice prima dell’inizio e durante l’intervallo di tutte le recite di Tosca.
Steso dai fidati Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, il libretto di Tosca fu tratto dall’omonima pièce del drammaturgo francese Victorien Sardou (Parigi 1887), che Puccini ebbe l’occasione di veder recitata da Sarah Bernardt a Milano e Torino nel febbraio e marzo del 1889. Il compositore toscano poté lavorare a Tosca tra l’estate 1895 e l’ottobre 1899, fino all’esordio del 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma. Da allora la vicenda d’amore e morte intrecciata al contesto politico tardosettecentesco della restaurazione papale ha letteralmente dilagato, spopolando sui palcoscenici italiani ed internazionali.
Rispetto al pubblico favore che ancor oggi fa di Tosca uno dei titoli più amati dell’opera lirica, non altrettanto positiva e concorde fu invece la reazione dei critici, molti dei quali ne considerarono con sospetto il carattere di dramma ‘a forti tinte’, intessuto d’azioni e passioni estreme: amore e gelosia, gioia e prostrazione, commozione e cinismo, tenerezza idilliaca e truce violenza. In verità l’accusa che tuttora più spesso si sente muovere a Tosca – l’essere costantemente esposta al rischio di un kitsch grand-guignolesco – è parziale: essa verte solo intorno a taluni aspetti della vicenda e non tiene conto del fatto che, oggi come ieri, questa presenta contenuti non propriamente banali o scontati, come l’equivalenza tra fede bigotta e ipocrisia, potere politico e corruzione.
Muovendo inoltre dall’ovvio assunto che un’opera è non solo un libretto, ma anche una partitura, bisognerebbe saper riconoscere la dirompente energia drammatica posseduta dalla musica di Tosca. In essa l’obiettivo di una capillare aderenza all’azione appare assolutamente centrato e la creatività di Puccini – alla ricerca, dopo l’intimismo della Bohème, di nuovi soggetti e situazioni drammatiche – poté conseguire nuovi traguardi nel coniugare suggestioni desunte dall’opera verista a un’interpretazione del soggetto storico in chiave realistica. Sul piano musicale ciò dischiuse possibilità d’invenzione inedite che spaziano dal recupero della modalità alla sperimentazione di regimi stilistici radicalmente alternativi a quelli tradizionali, di norma associati dalla storiografia a nomi quali Schoenberg, Stravinskij e Debussy. Proprio l’intensa ammirazione provata per Tosca da autori quali Schoenberg e Berg dovrebbe indurre alla riflessione e spingere a considerare l’opera in una prospettiva diversa: quella che, già venticinque anni or sono, additava Fedele D’Amico in un inascoltato auspicio: «Salome, Elektra, Wozzeck: si dovrà ben trovare il coraggio, un giorno o l’altro, di nominare Tosca nella lista; cronologicamente verrebbe al primo posto».