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Tosca di Giacomo Puccini

22/05/2008
Dopo aver aperto la Stagione lirica 2008 con La rondine, la Fondazione Teatro La Fenice prosegue le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della nascita di Giacomo Puccini con Tosca, melodramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, in scena al Teatro La Fenice da venerdì 23 a sabato 31 maggio 2008. L’allestimento, proveniente dalla Staatsoper di Amburgo, è firmato dal regista Robert Carsen con scene e costumi di Anthony Ward e luci di Davy Cunningham. Regista collaboratore per la ripresa veneziana Didier Kersten. L’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice saranno diretti da Daniele Callegari, direttore del Coro Alfonso Caiani. Daniela Dessì e Tiziana Caruso si alterneranno nel ruolo di Tosca, Walter Fraccaro e Fabio Armiliato in quello di Cavaradossi, Carlo Guelfi e Giuseppe Altomare in quello di Scarpia; Alessandro Spina sarà Angelotti, Roberto Abbondanza il sagrestano, Iorio Zennaro sarà Spoletta, Franco Boscolo Sciarrone, Giuseppe Nicodemo un carceriere. Coro di voci bianche dei Piccoli Cantori Veneziani diretti da Mara Bortolato; solisti nel ruolo del pastore Michelangelo D’Adamo in alternanza con Marco Schwaiger. Otto recite: venerdì 23 maggio alle ore 19.00 (turni A1-A2); sabato 24 (fuori abbonamento) e domenica 25 (turni B1-B2) alle 15.30; martedì 27 (fuori abbonamento), mercoledì 28 (turni D1-D2), giovedì 29 (fuori abbonamento) e venerdì 30 (turni E1-E2) alle 19.00; sabato 31 (turni C1-C2) alle 15.30.

Gli abbonati della stagione lirica 2007 – 2008 che hanno acquistato in fase di sottoscrizione abbonamento il biglietto per l’opera La leggenda del serpente bianco, inizialmente programmata a luglio 2008 e annullata non essendo pronta e non potendo essere rappresentata entro le date previste dal programma originale, saranno rimborsati del totale costo del biglietto (20€) presentando il biglietto stesso, integro in tutte le sue parti alla biglietteria del Teatro La Fenice prima dell’inizio e durante l’intervallo di tutte le recite di Tosca.

Steso dai fidati Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, il libretto di Tosca fu tratto dall’omonima pièce del drammaturgo francese Victorien Sardou (Parigi 1887), che Puccini ebbe l’occasione di veder recitata da Sarah Bernardt a Milano e Torino nel febbraio e marzo del 1889. Il compositore toscano poté lavorare a Tosca tra l’estate 1895 e l’ottobre 1899, fino all’esordio del 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma. Da allora la vicenda d’amore e morte intrecciata al contesto politico tardosettecentesco della restaurazione papale ha letteralmente dilagato, spopolando sui palcoscenici italiani ed internazionali.

Rispetto al pubblico favore che ancor oggi fa di Tosca uno dei titoli più amati dell’opera lirica, non altrettanto positiva e concorde fu invece la reazione dei critici, molti dei quali ne considerarono con sospetto il carattere di dramma ‘a forti tinte’, intessuto d’azioni e passioni estreme: amore e gelosia, gioia e prostrazione, commozione e cinismo, tenerezza idilliaca e truce violenza. In verità l’accusa che tuttora più spesso si sente muovere a Tosca – l’essere costantemente esposta al rischio di un kitsch grand-guignolesco – è parziale: essa verte solo intorno a taluni aspetti della vicenda e non tiene conto del fatto che, oggi come ieri, questa presenta contenuti non propriamente banali o scontati, come l’equivalenza tra fede bigotta e ipocrisia, potere politico e corruzione.

Muovendo inoltre dall’ovvio assunto che un’opera è non solo un libretto, ma anche una partitura, bisognerebbe saper riconoscere la dirompente energia drammatica posseduta dalla musica di Tosca. In essa l’obiettivo di una capillare aderenza all’azione appare assolutamente centrato e la creatività di Puccini – alla ricerca, dopo l’intimismo della Bohème, di nuovi soggetti e situazioni drammatiche – poté conseguire nuovi traguardi nel coniugare suggestioni desunte dall’opera verista a un’interpretazione del soggetto storico in chiave realistica. Sul piano musicale ciò dischiuse possibilità d’invenzione inedite che spaziano dal recupero della modalità alla sperimentazione di regimi stilistici radicalmente alternativi a quelli tradizionali, di norma associati dalla storiografia a nomi quali Schoenberg, Stravinskij e Debussy. Proprio l’intensa ammirazione provata per Tosca da autori quali Schoenberg e Berg dovrebbe indurre alla riflessione e spingere a considerare l’opera in una prospettiva diversa: quella che, già venticinque anni or sono, additava Fedele D’Amico in un inascoltato auspicio: «Salome, Elektra, Wozzeck: si dovrà ben trovare il coraggio, un giorno o l’altro, di nominare Tosca nella lista; cronologicamente verrebbe al primo posto».

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