UE: no a richiesta italiana di aumento tasso arsenico acqua
Una notizia che coinvolge 128 comuni italiani, eppure la notizia sembra non aver scosso più di tanto gli amministratori locali. A rigor di logica, e di legge, la decisione europea avrebbe dovuta essere seguita da un immediato intervento dei sindaci che, per tutelare la salute dei loro cittadini, avrebbero dovuto chiudere i rubinetti o fare un’ordinanza pubblica per vietare l’uso alimentare dell’acqua di casa, almeno per i bambini. Eppure, al momento, solo due Comuni hanno preso provvedimenti di questo tipo: quello di Luson, provincia di Bolzano (dove entro 1 mese dovrebbe essere installato un impianto di trattamento), e quello di Velletri in provincia di Roma il cui sindaco ha dichiarato non potabile l’acqua per le utenze di 4mila abitanti e ha installato distributori di acqua “a prova di arsenico” per i bambini fino a 3 anni.
Gli altri, per una ragione o per l’altra, non hanno ritenuto di prendere alcun provvedimento. Un po’ perché, hanno tentato di spiegare, la richiesta di deroga è stata avanzata nel luglio 2009 e nel frattempo i valori sono rientrati nei limiti, un po’ perché finché il ministero della Salute non recepisce la decisione europea vale ancora la deroga concessa all’inizio dell’anno.